Giro di fatture per un milione di euro: arrestati Ricucci e Coppola. Altri dieci indagati, anche un giudice del Consiglio di Stato

Dai tempi dei furbetti del quartierino al giro di fatture false venuto fuori nell’ultima inchiesta romana e che ha portato all’arresto dell’imprenditore Stefano Ricucci. Insieme a lui è stato arrestato anche un altro imprenditore: Mirco Coppola. I reati contestati sono relativi all’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Fatture dal valore superiore al milione di euro che avrebbero procurato a Ricucci ingente liquidità finanziaria. Oltre ai due imprenditori ci sono altri 10 indagati.

L’INDAGINE – I fari degli inquirenti sono stati puntanti su alcuni acquisti di posizioni creditorie da parte del commercialista milanese Filippo Bono. Posizioni vantata da società solo apparentemente terze nei confronti della società fallite e poi rivendute di nuovo a Ricucci. Coppola sarebbe stato il trait d’union tra Ricucci e Bono. A spiccare tra le posizioni creditorie acquisite vi sono crediti Iva superiori ai 20 milioni di euro, vantato dalla Magiste Real Estate Property spa nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, in attesa di rimborso in quanto oggetto di contenzioso in Cassazione. L’Agenzia delle Entrate aveva impugnato la sentenza di secondo grado favorevole alla società ricorrente perché riteneva l’indetraibilità dell’Iva poiché relativa ad una fraudolenta compravendita immobiliare effettuata tra due società riconducibili a Ricucci. Gli inquirenti hanno acceso i fari sull’accordo per l’acquisizione del credito fiscale del febbraio 2015, epoca compresa tra la data della camera di consiglio (dicembre 2014) e la data del deposito della sentenza (aprile 2015), quando la decisione era di fatto già stata assunta ma non conoscibile alle parti in causa. Procura e finanzieri hanno quindi accertato l’interesse di Ricucci a rientrare in possesso degli asset immobiliari e dei crediti nell’ambito dalla procedura fallimentare. Gli inquirenti avrebbero provato anche la conoscenza diretta tra lo stesso immobiliarista e il magistrato Russo, giudice relatore della sentenza di secondo grado che ha annullato la pretesa fiscale dell’Erario; sono stati accertati contatti telefonici, nel periodo compreso tra la data della decisione e quello dell’emanazione della sentenza, tra lo stesso Russo e Liberato Lo Conte, ritenuto un personaggio vicino a Ricucci. Nell’ambito di questi accertamenti, sono state trovate poi fatture per operazioni inesistenti tra la Lekythos srl, amministrata da Ricucci, e la PDC Consulting srl, riconducibile a Coppola e formalmente amministrata da un suo prestanome, Luciano Colavecchi. Così Ricucci deve tornare in carcere dopo esserci stato dieci anni fa per quasi tre mesi a Regina Coeli accolto dal grido di “dacce i soldi”. L’immobiliarista è ricordato anche per il tentativo di scalata al Corriere della Sera, di cui possedeva il 20% delle azioni, e per quella a Bnl-Unipol. Vicende che segnano l’inizio del suo declino, per arrivare fino all’ultimo giro di fatture.