Giù i salari contro l’inflazione: Meloni come Lagarde

La Bce come il governo. Lagarde e Meloni d'accordo sull'inflazione: per contrastarla non si devono aumentare i salari.

Giù i salari contro l’inflazione: Meloni come Lagarde

La Bce ordina, il governo obbedisce. Per combattere l’inflazione non bisogna aiutare i lavoratori, aumentando i salari. Meglio impedire qualsiasi aumento di stipendio per chi subisce di più gli effetti del caro prezzi. E chi se ne importa se tutti gli esperti sottolineano che quest’inflazione è causata da uno shock esterno e non da un aumento dei salari. Le parole di Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, confermano l’unità di vedute tra Francoforte e Roma: i salari non si aumentano per non rischiare che diventino un ulteriore fattore di spinta dell’inflazione, per dirla con le parole di Lagarde.

Una visione che è rispecchiata a pieno da quanto scritto dal governo nel Def quando parla di “moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi”. Una spirale che l’esecutivo invoca per giustificare le poche contromisure prese contro l’inflazione e dire che il taglio del cuneo fiscale è più che sufficiente per salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori. Un modo per dire no, per esempio, ai rinnovi contrattuali o ad altri strumenti che possano mettere in tasca più soldi a chi paga il costo più alto dell’inflazione: pensiamo al salario minimo, su cui neanche i richiami della Banca d’Italia bastano a convincere la maggioranza. 

Lagarde e Meloni d’accordo sull’inflazione, ma la spirale salari-prezzi non c’è

Lagarde e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si trovano perfettamente allineate sull’inflazione, richiamando il principio di una spirale salari-prezzi che, però, nessuno vede. Gli esperti dicono chiaramente, da più di un anno, che quest’inflazione non dipende da dinamiche interne, ma solamente da uno shock esterno: il caro energia. D’altronde basti pensare all’Italia, uno dei Paesi in cui l’inflazione scende più lentamente che altrove: i salari sono fermi al palo, tanto che anche l’Ocse ha fotografato un calo del 3,5% del reddito reale delle famiglie italiane a fine 2022.

Come ricorda anche Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, “ormai tutti gli studi economici definiscono questa come un’inflazione non generata da un eccesso di domanda aggregata, ma dipendente dall’offerta, e in particolare a causa dei costi energetici”.

Per combattere l’inflazione meglio non alzare gli stipendi: la nuova austerità di Chigi e Bce

Il timore di Lagarde è che si provi a compensare la perdita di reddito reale con un aumento dei salari, un meccanismo che a suo giudizio potrebbe dar vita alla temuta spirale. Tanto che avverte: “La Bce non può permettere che ciò accada”. Per la governatrice dell’Eurotower non ci sono prove che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco e questo è dovuto all’equilibrio tra i prezzi dell’energia e i salari. Il rischio, sottolineato dalla Bce, è che l’inflazione “si consolidi a causa della crescita dei salari”. Scenario che tutti gli esperti al momento ritengono poco realistico. E che Francoforte osteggerà.

Con un ritorno all’austerità, come lo definisce Patuanelli: “C’è una continuità inquietante tra il quadro illustrato dalla Lagarde e il Def varato dal governo Meloni. Entrambi parlano di ‘moderazione salariale’: secondo Fratelli d’Italia (o meglio Fratelli di Germania) c’è un problema nei salari, sono troppo alti al pari del costo dell’energia. Alla faccia dei patrioti”.