Lo sciopero quasi certamente ci sarà. Non subito ma “quando servirà”. Ad annunciarlo è il presidente dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, nella relazione con cui ha aperto la riunione del comitato direttivo centrale.
Il riferimento è alla riforma della giustizia sulla separazione delle carriere, aspramente criticata dai magistrati. “Lo sciopero quando servirà dovrà essere messo in campo e dovrà rafforzare e moltiplicare la nostra capacità di comunicazione. Un giorno, due o tre, non è una questione di giorni, tutti quelli che serviranno nel momento in cui sarà necessario”, afferma.
Anm, le critiche di Santalucia alla riforma della giustizia
Secondo Santalucia quella messa in campo dal governo è “una riforma cattiva che tende a ridimensionare il potere giudiziario a diminuire e indebolire la sua efficacia e l’assetto democratico”. Per Santalucia, in realtà, questa “non è una riforma della giustizia”, perché “se lo fosse stata si sarebbe interessata di tante questioni sulle quali la giustizia chiede soluzioni”.
Tornando sulla mobilitazione, il presidente dell’Anm spiega che “si tratta di un percorso lungo: lo sciopero sarà fatto con una programmazione quando l’iter parlamentare entrerà nel vivo. Proclamarlo oggi non sarebbe un buon inizio”.
Lo sciopero sarà anche lungo, spiega ancora: “Dovremo fare anche più giorni e non c’è nessun tipo di riserva o cautela perché è una riforma sbagliata che farà voltare pagina all’ordine giudiziario. Lo strumento dello sciopero va messo comunque in campo come apertura e non chiusura, che non si ritorca contro le ragioni che vogliamo spiegare”.
All’attacco della riforma va anche il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, secondo cui “con l’obiettivo demagogico di ridurre il grado di ‘politicizzazione’ della magistratura ordinaria, il ddl di riforma costituzionale vuole, in realtà, colpire al cuore l’associazionismo giudiziario. È forse questo il primo, preminente obiettivo della riforma”. A suo giudizio, la separazione delle carriere è “poco più che un preteste: basti dire che le carriere, giudicante e requirente, separate dall’art. 3 del ddl di riforma, vengono ‘riunificate’ nell’Alta Corte che, in contraddizione rispetto alle premesse della riforma, si occuperà, in collegi misti, composti anche di giudici e pubblici ministeri, dell’applicazione delle sanzioni disciplinari per tutti indistintamente i magistrati ordinari”.