Gli euroburocrati tornano a minacciare l’Italia. Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem avvisa Palazzo Chigi: “Basta richieste di nuova flessibilità”

di Sergio Patti

L’Europa dei burocrati ha deciso di fare di tutto per farsi odiare. E incurante che così presto o tardi farà cadere anche l’immenso potere che gli Stati incautamente hanno ceduto ai lobbisti di Bruxelles e alla Commissione Ue che ne è al traino, ha ripreso a minacciare e sfornare diktat non richiesti. Non resisteva dopo la pausa delle feste il super falco Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo (i ministri delle Finanze dell’Unione), che a freddo ieri ha sparato sui conti pubblici italiani. “L’Italia – ha detto – ha chiesto varie flessibilità, per le riforme strutturali, per gli investimenti, per i migranti. Dipende dalla Commissione Ue. L’unica cosa che posso dire è: non spingiamo. La flessibilità è un margine, si può usare una volta sola. Non si può esagerare”. Parole non richieste che suonano come un avvertimento proprio nei giorni di avvio della presidenza olandese del semestre europeo nel Consiglio dell’Ue. Incontrando i giornalisti, Dijsselbloem ha manifestato il suo scetticismo sulla richiesta italiana di sfruttare un margine dello 0,2% del Pil (3,3 miliardi) di deficit ulteriore, in risposta alle spese sostenute per l’immigrazione e in aggiunta alle clausole già richieste per riforme e investimenti.

COMMISSARIATI
L’uscita del presidente dell’Eurogruppo ha una grande importanza in quanto la Commissione Ue non ha ancora aprovato la nostra legge di stabilità, rinviando il giudizio alla prossima primavera. In questo modo restiamo con una spada di Damocle sulla testa, perdendo ogni parvenza di Stato sovrano, ridotti a stare appesi alle parole di un burocrate olandese.