Gli hacker filorussi che hanno attaccato numerosi siti istituzionali italiani sono finiti nel mirino della Procura di Roma

Gli hacker filorussi che hanno attaccato numerosi siti istituzionali italiani è finito nel mirino della Procura di Roma

Gli hacker filorussi che hanno attaccato numerosi siti istituzionali italiani sono finiti nel mirino della Procura di Roma

Gli hacker filorussi sono finiti nel mirino della Procura di Roma. Dopo la spaventosa serie di attacchi ai siti istituzionali italiani, di diverse banche e di alcune aziende, a piazzale Clodio è stato aperto un fascicolo di indagine. L’attacco, avvenuto martedì, è stato rivendicato da un collettivo filorusso NoName057. Gli specialisti della polizia Postale del Cnaipic hanno trasmesso a piazzale Clodio una prima informativa. Il procedimento, coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, è stata rubricato per il reato di accesso abusivo a sistema informatico.

Secondo quanto spiegano gli esperti informatici, l’attacco è stato di tipo Ddos (Denial of service) ed è stato lanciato come ‘risposta’ al viaggio della premier Giorgia Meloni a Kiev.

La rivendicazione degli hacker

“L’Italia fornirà all’Ucraina il sesto pacchetto di assistenza militare” scrivono sui propri canali gli hacker che hanno rivendicato l’attacco citando la conferenza stampa del presidente del Consiglio e aggiungendo: “continueremo il nostro affascinante viaggio attraverso l’Italia russofoba”.

Il collettivo di hacker filorussi NoName057, già in precedenza autore di attacchi informatici, ha rivendicato l’azione compiuta nei confronti di una decina di siti istituzionali italiani tra cui Difesa (attaccato ieri), Esteri, Carabinieri, Viminale per la Carta d’identità, Politiche agricole, Tim, Banca BPER, A2A Energia.

L’attacco hacker viene messo esplicitamente in relazione alla visita del premier Meloni a Kiev: “l’Italia fornirà all’Ucraina un sesto pacchetto di aiuti militari che includerà tre tipi di sistemi di difesa aerea – scrivono gli hacker – compresi i sistemi anticarro SAMP-T”.

Sull’attacco informatico – che al momento ha provocato per lo più disservizi temporanei e nessuna fuga di dati sensibili o compromissione di servizi essenziali – indaga la Polizia postale e delle comunicazioni.