Ospedali verso il collasso. Medici e infermieri lanciano l’allarme: “La situazione è drammatica. Abnorme afflusso di malati”. Cimo-Fesmed: “Il lockdown è inevitabile”

Gli ospedali “sono ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell’abnorme afflusso di malati per la rapida e vertiginosa diffusione dell’infezione da Covid. Non vanno dati messaggi che sminuiscono la situazione”. E’ l’allarme lanciato, in una lettera aperta, dai Medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna. La situazione ospedaliera, affermano i camici bianchi, “è drammatica”.

“Bisogna decidere, presto – scrive il sindacato dei medici Cimo-Fesmed -: siamo in una situazione emergenziale che necessita di risposte certe ed immediate, di qualcuno che si faccia carico di scelte nette e non differibili. Il lockdown è inevitabile perché occorre ‘raffreddare’ il contagio e permettere alle strutture ospedaliere, ai medici e a tutto il personale di affrontare la pandemia con i tempi, gli strumenti e la necessaria forza per arginarne effetti che potrebbero scalare velocemente i numeri dei ricoveri e dei decessi, fino a compromettere la capacità di cure sia a pazienti Covid che non Covid”.

Il rischio è che gli ospedali “esplodano”, che il bilancio dei decessi e dei contagi, anche tra il personale sanitario, sia peggiore delle più oscure previsioni. Negli ultimi 2 mesi, calcola Cimo-Fesmed, i nuovi casi sono aumentati del 251% (+712.283 nuovi positivi), con 26.797 ricoveri in più (+1.459%), con 2.807 ricoveri in terapia intensiva (+1.711%) e 6.743 nuovi decessi (+17,1%).

L’apparente minor incremento dei decessi non sconta ancora l’onda lunga delle degenze avvenute nelle ultime due settimane. Inoltre, nello stesso periodo di riferimento – settembre/novembre – il rapporto tra nuovi casi e pazienti guariti è salito da +1,3% a +2,74%; tanto è sufficiente a comprendere come difficilmente gli ospedali si svuoteranno per accoglierne altri e che l’ingestibilità della situazione per il sistema sanitario non permetta a breve di garantire le giuste cure. “L’esplosione della seconda fase della pandemia – commenta il  presidente dello stesso sindacato, Guido Quici – è vissuta dai cittadini in modo quasi ‘addomesticato’ perché legato esclusivamente a dati giornalieri che non danno l’esatta percezione del fenomeno, che assume tutta la sua drammaticità se si considera l’incremento percentuale distinto su base mensile che evidenzia l’andamento esponenziale”.

Per la Cimo-Fesmed “non è un semplice problema di spazi (in alcune occasioni si è ricorso addirittura alle chiese degli ospedali), né è questione di tecnologie più o meno distribuite nei vari nosocomi, ma è questione di percorsi interni e di professionisti il cui numero è troppo esiguo per assicurare un’assistenza adeguata”. “Nel primo caso – aggiungono -, diventa sempre più difficile separare i percorsi Covid dai percorsi non Covid a causa dell’incremento esponenziale dei ricoveri; viceversa, nel secondo caso, le direzioni aziendali ricorrono a chiunque abbia un camice bianco, l’importante è piantonare il posto letto a prescindere dalla qualità dell’assistenza”.

“Se non cambiano urgentemente le condizioni – avvertono dal sindacato Cimo-Fesmed -, considerando un attuale indice RT di 1,7 una previsione estremamente prudenziale dell’espansione del contagio, attraverso una funzione quadratica e non esponenziale porterà, tra un mese, a circa 2,1 milioni di contagi, a 70.000 ricoveri e all’occupazione di circa 7.300 terapie intensive. Una situazione chiaramente tale da bloccare le capacità di cura dell’intero sistema sanitario”.