Gli Stati Uniti riprendono le espulsioni forzate verso Paesi terzi: partiti i primi migranti verso Eswatini. Ma negli Usa scoppiano le polemiche

Gli Stati Uniti riprendono le espulsioni forzate verso Paesi terzi: partiti i primi migranti verso Eswatini. Ma negli Usa è polemica

Gli Stati Uniti riprendono le espulsioni forzate verso Paesi terzi: partiti i primi migranti verso Eswatini. Ma negli Usa scoppiano le polemiche

Gli Stati Uniti hanno ripreso ufficialmente la controversa pratica delle espulsioni verso Paesi terzi. Un volo con a bordo cinque migranti, provenienti da Vietnam, Giamaica, Laos, Yemen e Cuba, è atterrato nelle scorse ore a Eswatini, piccolo Stato dell’Africa australe precedentemente noto come Swaziland. A confermare l’operazione è stata Tricia McLaughlin, portavoce del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS), che ha parlato di “un volo di espulsione in un Paese terzo sicuro”.

La notizia arriva a pochi giorni dal via libera formale della Corte Suprema americana alla ripresa delle deportazioni in Stati diversi da quello d’origine. Secondo quanto riferito dalla portavoce, i cinque migranti a bordo del volo erano stati condannati negli Stati Uniti per crimini particolarmente gravi, tra cui omicidio, stupro su minori e rapina. “Erano individui così incivili che i loro Paesi d’origine si sono rifiutati di riprenderli”, ha scritto McLaughlin in un post pubblicato su X, allegando anche le fotografie e i profili dei migranti espulsi.

L’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia di contrasto all’immigrazione irregolare portata avanti dall’amministrazione Trump, che mira a colmare le lacune normative che per anni hanno impedito il rimpatrio di persone ritenute pericolose. Quando i Paesi di origine si rifiutano di accoglierli, la nuova politica consente agli Stati Uniti di individuare “Paesi terzi sicuri” disposti ad accettare i migranti in questione.

Gli Stati Uniti riprendono le espulsioni forzate verso Paesi terzi: partiti i primi migranti verso Eswatini. Ma negli Usa scoppiano le polemiche

Non si tratta di un caso isolato. Come ricorda il New York Times, lo scorso febbraio gli Stati Uniti hanno trasferito centinaia di migranti provenienti da Cina, Iran e Pakistan in Paesi dell’America Centrale come Costa Rica e Panama. In un altro caso, diversi migranti venezuelani sono stati espulsi verso El Salvador. Ancora più recentemente, otto stranieri bloccati per settimane in una base militare americana a Gibuti sono stati trasferiti in Sud Sudan.

Il ricorso a Eswatini come destinazione per i migranti espulsi rappresenta una novità assoluta nella strategia americana. Il Paese africano non è una delle mete tradizionali per i rimpatri e non è chiaro, al momento, quali siano gli accordi diplomatici che hanno reso possibile l’operazione. Nessuna dichiarazione ufficiale è stata rilasciata dal governo di Eswatini.

La scelta di rendere pubblici i profili dei migranti deportati ha scatenato un acceso dibattito sui social e tra le organizzazioni per i diritti umani, che denunciano possibili violazioni della privacy e dei diritti fondamentali. Le ONG temono che l’invio di migranti in Paesi con sistemi giudiziari e infrastrutture deboli possa mettere a rischio la sicurezza e la dignità delle persone espulse, indipendentemente dai reati commessi.

Dal punto di vista dell’amministrazione Trump, però, la mossa è presentata come un successo sul fronte della sicurezza nazionale. “Quando i governi stranieri si rifiutano di collaborare, dobbiamo trovare altre strade per proteggere i nostri cittadini”, ha dichiarato una fonte interna al DHS.