Governo, altro giro di nomine

di Nerina Gatti

Lavori ancora in corso per sostituire il generale Adriano Santini, il cui mandato quadriennale alla guida dell’Aise (Agenzia per l’informazione e sicurezza esterna) è scaduto a febbraio e il suo posto è coperto ad interim dall’ex questore di Milano Paolo Scarpis, in attesa di una decisione definitiva. Scelta che dovrebbe arrivare con il consiglio dei ministri di oggi, anche se la nomina non è all’ordine del giorno, ma “fuori sacco”, possibile ma non certa. Si vedrà se di rinvio in rinvio, finalmente il sottosegretario con delega ai servizi segreti, Marco Minniti, con l’input del ministro della Difesa Pinotti e il premier decisionista avranno trovato un nome che soddisfi tutte le forze politiche e non scontenti gli alleati. Se la nomina del nuovo direttore dell’Aise dovesse andare come da previsioni, a Forte Braschi si dovrebbe insediare l’attuale numero due dell’agenzia di intelligence, il generale Alberto Manenti, grande conoscitore dell’apparato dei servizi e molto gradito dagli stessi 007.

Il favorito
Manenti è nato a Tripoli, in Libia, conosce bene l’arabo e la geografia politica di quel Paese. Fonti interne all’agenzia assicurano che il generale ha ottimi rapporti anche con gli Usa e Israele. Unico neo nel curriculum è la ricorrenza del suo nome in alcune delle indagini più nebulose degli ultimi decenni. Dal caso Telekom-Serbia, l’affaire costruito sul presunto progetto di alcuni esponenti del centrosinistra insieme all’allora Sismi per far acquisire la compagnia telefonica serba da parte di Telecom, con lo scopo di creare fondi neri da usare come tangenti. Il nome del generale riappare nel caso Nigergate, sui falsi dossier che avrebbero dovuto fornire ulteriori prove della disponibilità dell’Iraq di Saddam Hussein delle fantomatiche armi di distruzione di massa, fino all’ingarbugliato e scottante caso di Finmeccanica.

Gli altri papabili
Tanti nella rosa per la guida dell’Aise: uno di questi è l’ammiraglio Filippo Maria Foffi, comandante della Squadra navale, già responsabile dei sistemi informativi automatizzati della Difesa. Improbabile il nome del candidato gradito a Napolitano, il capo di Stato maggiore dell’Esercito, il generale Claudio Graziano che ha maturato una grande esperienza all’estero ma che sarebbe in pole position per un alto incarico alla Difesa. La sua nomina inoltre violerebbe la regola non scritta dell’alternanza tra le Forze armate. New entry è il nome di una donna, l’ambasciatrice Elisabetta Belloni che rientra nella voglia di donne al potere del premier Renzi. La Belloni ha guidato dal 2004 al 2008 l’unità di crisi della Farnesina, è molto stimata ma non sarebbe gradita agli 007 di Forte Braschi. Il Generale di squadra aerea Carlo Magrassi, ex capo di gabinetto di Mario Mauro al Ministero della Difesa, dovrebbe essere fuori dai giochi proprio a causa dell’ex ministro che tentò incautamente di farlo nominare nell’ultimo Consiglio dei ministri del governo Letta. Da segnalare il rientro su Roma da Vienna dell’agente segreto Marco Mancini, noto alle cronache per il caso di Abu Omar. Mancini insieme all’ex direttore dell’Aise, il generale Nicolò Pollari sono stati prosciolti da ogni accusa dalla Cassazione a febbraio.

Il futuro dell’Arma
Ma di movimenti non ce ne sono solo nei servizi segreti. Da quanto trapela, una cordata guidata da Angelino Alfano e Renato Schifani starebbe cercando di preparare la successione del Comandante Generale dei Carabinieri. Al posto del generale Leonardo Gallitelli si starebbe tirando la volata all’attuale direttore dell’Aisi, il generale Arturo Esposito. Ma dove se ne andrebbe Gallitelli a cui è già stata concessa una proroga? C’è chi lo vedrebbe bene al Dis, al posto dell’ambasciatore Giampiero Massolo. Renzi permettendo, ovviamente.