Governo di nuovo in bilico. È scontro totale in Giunta

di Lapo Mazzei

Quel che luccica la sera al mattino è già opaco. Come se mani diverse operassero in senso contrario l’una all’altra. Con un’unica certezza: dentro alla teca che si accende e si spegne c’è Silvio Berlusconi. Il quale vorrebbe poter uscire fuori da questa sorta di lampada di Aladino al contrario con una soluzione ponderata, capace di evitargli i rischi connessi ad una deriva giudiziaria che potrebbe travolgerlo. Ed è quello che il Cavaliere vuole evitare. Solo che l’unica strada capace di assicurargli questa salvezza passa dal Colle.
Ma lì c’è Re Giorgio primo, ovvero colui che tiene in mano la lampada di Aladino, che non ha mai sfregato, costringendo il genio a restare all’interno del suo contenitore, guardando a vista Berlusconi. E così tutto brilla e tutto si opacizza nel volgere di poche ore. E po’ come se fossimo dentro la fortezza Bastiani del capitano Drogo, quello del “Deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. L’unica variante a tutto ciò, uscendo dalla metafora letteraria per tornare alla realtà, è che fuori dalla Fortezza dal Capitano Berlusconi non ci sono i Tartari ma i membri della giunta del Senato che stanno decidendo il futuro del Cavaliere. E non è una variante di poco conto.

Una tregua apparente
Perché dopo l’apparente tregua siglata fra Pdl, Pd e M5S, che aveva spostato in avanti di due settimane il voto, gli attori della partita si sono nuovamente separati. Democratici e grillini sono tornati a chiedere di andare al voto sulla relazione di Andrea Augello già martedì, mentre il Pdl, che aveva proposto uno spostamento di due settimane, è su tutte le furie. Segno evidente che il Pd, dopo una parziale adesione all’idea del capo dello Stato di salvare il salvabile, ha preferito assecondare i voleri della piazza, e della base del partito, che vuole la testa del Cavaliere. Ora, non domani. La nuova frattura si è consumata durante la riunione dell’Ufficio di presidenza sui tempi per arrivare al voto sulla relazione Augello.

La frattura sui tempi
Da una parte il Pdl, con il senatore Caliendo, che ha chiesto di chiudere in due settimane. Sull’altro fronte il Pd e il M5S che vuole il voto entro questa settimana al più tardi lunedì. Infine Scelta Civica vorrebbe completare il tutto entro martedì della settimana prossima. “In assenza dell’unanimità”, spiega Stefania Pezzopane del Pd, “dovrà essere giovedì il presidente a proporre il calendario”. E così, alla fine, calcoli alla mano, si dovrebbe votare tra mercoledì e giovedì.
Ma, superata la confusa fase delle schermaglie procedurali, la strada che porta all’allontanamento del Cavaliere dall’emiciclo di Palazzo Madama appare inequivocabilmente segnata. Gli allibratori che stanno seguendo con particolare attenzione le vicende del Senato, hanno concentrato le proprie scommesse su un nuovo tema: sarà il voto politico dell’Aula a decretare la decadenza del leader del Pdl o la decisione della Corte d’appello di Milano, che si riunirà il prossimo 19 ottobre per ricalcolare i termini dell’interdizione dai pubblici uffici che escluderà de iure il Cav dalle aule parlamentari? Regolamento alla mano, senza ulteriori dilazioni dei tempi la scure della politica dovrebbe precedere, anche se di poco, la mannaia delle toghe.

Oggi inizia la discussione
Per oggi è previsto l’avvio della discussione della relazione del senatore Augello. L’esponente pidiellino ha proposto la convalida di Berlusconi nel suo seggio. Una richiesta che, prima del voto, dovrà essere dibattuta con dovizia di particolari. Intorno al 20 settembre, comunque, la proposta di Augello risulterà comunque bocciata. Un nodo politico di non poco conto, che ha già messo in fibrillazione i falchi del Popolo della libertà: “In quel caso si certificherebbe la morte dell’attuale maggioranza e la nascita di un equilibrio alternativo”, hanno tuonato in coro Renato Brunetta e Daniele Capezzone. Se si aprirà o meno la crisi è presto per dirlo. Di sicuro sarà quello il primo vero voto politico dirimente per le sorti del governo. I governativi di entrambi gli schieramenti saranno interessati a far slittare di qualche giorno la decisione sulla proposta di Augello.

La finestra elettorale
Più ci si avvicina al 15 ottobre, data della chiusura della finestra elettorale d’autunno, più sarà complicato per il Pdl arrivare in tempo allo scioglimento delle Camere per arrivare ad un voto a novembre, e tutto sarebbe rimandato ai primi mesi dell’anno nuovo. Dalla bocciatura della relazione di Augello la strada sarebbe segnata, ma le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo.