“Governo inconcludente, altro fiasco sul caro carburanti”: l’intervista a Misiani (Pd)

Sul caro carburanti il governo immobile e il cartello dei prezzi "è stato un flop": parla il responsabile economico del Pd Antonio Misiani.

“Governo inconcludente, altro fiasco sul caro carburanti”: l’intervista a Misiani (Pd)

Senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, secondo lei serve un intervento del governo contro il caro carburanti o ormai è tardi?
“Stiamo ai fatti. Il governo Meloni l’autunno scorso ha eliminato il taglio delle accise deciso dal governo Draghi per contenere il costo dei carburanti. A gennaio hanno varato, in pompa magna, un decreto legge Trasparenza che nelle intenzioni del ministro Urso avrebbe dovuto risolvere il problema dei prezzi. A 8 mesi di distanza, gran parte di quel provvedimento è rimasta sulla carta e l’unica misura attuata, l’obbligo di esporre il cartello con i prezzi medi, si è rivelata un flop, tanto è vero che sono 17 giorni che benzina e diesel aumentano ininterrottamente. Che fine ha fatto l’app prevista dal decreto Trasparenza per informare gli automobilisti sui prezzi? Perché non è stata attuata la norma sull’accisa mobile per tagliare le tasse sui carburanti se i prezzi superano determinate soglie? L’Italia oggi è al sesto posto in Europa per il prezzo dei carburanti, nonostante il compiacimento del ministro sul fatto che i costi al netto delle tasse siano inferiori alla media. Questa è la realtà”.

Le dichiarazioni di Urso sul confronto con l’Europa sono state un boomerang e dimostrano che la colpa dei prezzi alti è dello Stato?
“Quello del ministro Urso è un autogol, perché ha implicitamente ammesso che la tassazione sui carburanti in Italia è tornata ad essere nettamente superiore alla media europea. La Meloni all’opposizione si era impegnata ad abbassarla, ma anche questa promessa è andata su per il camino come tante altre”.

L’introduzione dell’obbligo di esporre il cartello medio può essere stata controproducente? Ritiene possibile che in realtà i gestori che avevano prezzi sotto la media ora si siano adeguati alzandoli?
“Questo era un rischio paventato già durante la discussione parlamentare del decreto Trasparenza. L’obbligo dei cartelli aggiuntivi era stato criticato da più parti e chi, come noi e tanti altri, era scettico è stato facile profeta. Di sicuro, ad oggi non c’è stato alcun effetto di riduzione dei prezzi”.

A cosa è dovuto, a suo giudizio, l’immobilismo del governo?
“Credo sia dovuto a una scarsa consapevolezza di quello che il governo può e deve fare contro l’inflazione. In Francia, a marzo, il ministro dell’Economia ha stipulato un’intesa per contenere i prezzi al consumo. Da noi il ministro Urso ha provato molti mesi dopo a copiare l’accordo francese ma non è riuscito a coinvolgere i produttori, che si sono sfilati indebolendo l’intera operazione, che partirà tardi, in autunno, e male. Anche il decreto sui prezzi dei voli aerei è un intervento tardivo, limitato ai voli da e per le isole, e di dubbia efficacia. Vedremo come si pronuncerà la Commissione europea, ma i risultati con tutta probabilità saranno nettamente inferiori rispetto a quanto promesso”.

Può essere che il mancato intervento del governo sul caro benzina sia legato alla necessità di racimolare risorse in vista della manovra grazie ad accise e Iva?
“A pensar male si commette peccato ma spesso ci si azzecca. Secondo alcune stime l’extragettito dei rincari di Ferragosto vale oltre 2 miliardi di euro. E che il governo sia disperatamente a caccia di coperture per la prossima legge di Bilancio lo dimostra anche l’intervento sugli extraprofitti delle banche, goffo e pasticciato. L’autunno si prospetta sicuramente difficile, perché l’economia sta rallentando. Chi continua a raccontare che va tutto bene distorce e sottovaluta la reale situazione economica e sociale del Paese. Per affrontarla seriamente serve un nuovo patto sociale per difendere i redditi e rilanciare lo sviluppo”.

Fa strano pensare che proprio Meloni e Salvini, che si battevano per il taglio delle accise sulla benzina, invece le hanno reintrodotte dopo il taglio messo in campo da Draghi…
“Perché la destra una volta conquistato il potere si sta rimangiando una dietro l’altra le promesse elettorali. Vorrei ricordare che ieri è stata superata la soglia dei 100mila sbarchi nel 2023, oltre il doppio rispetto all’anno scorso. Questo era il governo che doveva fermare gli scafisti con il blocco navale e altre soluzioni fantasmagoriche che la Meloni propinava agli elettori. La realtà si sta rivelando totalmente diversa, come in tanti altri ambiti. Ma se la destra pensa di poter continuare a prendere in giro gli italiani credo che si accorgerà presto che questo giochino, come tutte le bugie, ha le gambe corte”.

La soluzione contro il caro benzina è davvero il taglio delle accise, che favorisce tutti i redditi allo stesso modo, o ci sono altre possibilità da valutare?
“Noi una proposta l’abbiamo fatta: rifinanziare e potenziare il contributo per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale. Il governo Draghi lo aveva istituito nel 2022 e questo contributo era andato a 2 milioni e 700mila persone, riducendo di molto il costo dei trasporti per tante famiglie. Il governo Meloni ha ridotto drasticamente lo stanziamento e la platea degli aventi diritto. Con poche decine di milioni di euro si potrebbe riportare il contributo al livello iniziale, aiutando centinaia di migliaia di cittadini a usare il trasporto pubblico al posto dell’auto privata”.

Sui rincari di quest’estate, dalla benzina ai voli agli stabilimenti, il governo è sembrato essere sempre nettamente in ritardo…
“Il governo di fatto è rimasto fermo, salvo auto-attribuirsi il merito di un calo dell’inflazione che in realtà si è registrato in tutta la zona euro, grazie al crollo delle quotazioni del gas. In compenso, sottovalutano il livello ancora molto alto della “inflazione primaria”, quella calcolata al netto dei prodotti energetici e alimentari. Il cosiddetto carrello della spesa a sua volta continua ad aumentare di oltre il 10% annuo. Bisognerebbe concentrarsi su questi dati per dare un aiuto concreto alle famiglie”.

E crede che il governo lo farà?
“Noi continueremo ad incalzarlo, perché non si può pensare di lasciare alla sola Bce la lotta all’inflazione, anche perché l’unico strumento che ha la Banca centrale europea è l’aumento dei tassi di interesse che sta producendo conseguenze molto negative su imprese, famiglie e conti pubblici”.