Grandi Opere, grandi mazzette. Così la cricca degli appalti truccava i collaudi. Tanto in Italia nessuno controlla

La cricca degli appalti per le grandi opere era a capo di un sistema corrotto, come emerge dall'inchiesta, in cui i collaudi si facevano aggirando le norme.

Tanto in Italia non controlla nessuno. La cricca degli appalti per le grandi opere questo lo sapeva bene. Tanto che dalle intercettazione della Procura di Genova emerge un sistema corrotto in cui i collaudi delle infrastrutture si possono fare aggirando le norme col risultato che poi gli impianti crollano, anche un minuto dopo la consegna dell’opera, come è successo a Licata, in Sicilia lo scorso anno. Il collaudo ha lo scopo di certificare che i lavori siano stati eseguiti a regola d’arte, secondo il progetto approvato e le relative prescrizioni tecniche, ma naturalmente per il sistema corruttivo legato al mondo degli appalti pubblici questo passaggio è irrilevante. Basti sentire cosa si sente in un’intercettazione di agosto con un collaudatore prescelto per controllare un ponte sulla provincia di Asti.

IL RAGGIRO – Il professionista dice chiaramente di non avere i requisiti, in quanto in base alla recente normativa non aveva effettuato i corsi di formazione necessari. Ma il direttore dei lavori Giampiero de Michelis lo rassicura asserendo che avrebbe successivamente risolto, anche perché nessuno controlla le certificazioni del collaudatore. È a quel punto che De Michelis aggira l’ostacolo e chiama un uomo di sua fiducia a cui dice che probabilmente affiderà presto un incarico. “Può darsi che ti faccia firmare un collaudo”, dice. Ma l’amico capisce subito che si tratta di qualcosa di poco chiaro e risponde: “ottimo, spero che non sia una c…, di solito quando sono pericolose si cerca il collaudatore anziano, no?” E ancora De Michelis lo tranquillizza sottolineando che si tratta di un ponticello sicuro e conferma che entro breve gli farà firmare il verbale del collaudo. Nelle parole di De Michelis c’è la sintesi del meccanismo per l’aggiudicazione degli appalti legati alle Grandi opere. Lavori miliardari che mercoledì scorso hanno portato a 31 arresti sulla base di due inchieste, una a Roma e una a Genova. Con due figli di papà eccellenti coinvolti: il rampollo dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, in carcere, e indagato Lunardi jr, figlio dell’ex ministro dei Trasporti che ideò la Legge Obiettivo, un minicodice che semplificava la realizzazione proprio dei grandi cantieri.

LO SCAMBIO – Ma non basta. La cricca appena individuata stava per mettere le mani pure sull’appalto per la nuova stazione dell’alta velocità di Firenze. I lavori venivano effettuati dal loro uomo di fiducia, a costi bassi, per avere “un accerchiamento su tutti i fronti”. Proprio qui emerge il ruolo di Andrea Monorchio che, come amministratore della Sintel Engineering, società che da anni si occupa di grandi opere in Italia, comunica a De Michelis una commessa per dei lavori da effettuare e gli affida il compito di trovare la persona che dovrà ricoprire l’incarico.  Anche qui il sodalizio mette sempre lo stesso uomo di fiducia. E in cambio Monorchio prende l’appalto. Tanto poi non controlla nessuno.