Grillo in Movimento su Roma. Per la pace tra Luigi e Giuseppe. Il Garante al lavoro per chiudere le grane legali. Per ripartire vuole un accordo tra leader e ministro

Beppe Grillo al lavoro per chiudere le grane legali. Per ripartire vuole un accordo tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte.

Parlando con i parlamentari pentastellati si comprende immediatamente che l’attesa è palpabile: tutti sono in attesa dell’arrivo a Roma di Beppe Grillo, previsto oggi. Come già accaduto in passato, nei momenti di difficoltà il Movimento cinque stelle affida le sue sorti – e dunque il suo stesso futuro – nelle mani del suo creatore, e oggi garante. Che, secondo quanto risulta dalle voci che si rincorrono nelle chat del Movimento, è intenzionato a cogliere la fase di stallo per ricostituire e, per così dire, “rifondare” il Movimento Cinque stelle.

Da una parte garantendo quella svolta e quell’evoluzione fortemente auspicate da Conte, dall’altra però assicurando una maggiore tutela dei principi pentastellati, a cominciare da una partecipazione orizzontale più diffusa e da una trasparenza garantita sempre. Proprio per questa ragione è certo che Grillo vedrà sia Giuseppe Conte che Luigi Di Maio, oltre ovviamente altre figure apicali del Movimento.

Non è detto – secondo quanto risulta al nostro giornale – che il garante non decida, semmai dovessero esserci le condizioni, di incontrare Conte e Di Maio anche insieme. E questo per varie ragioni: innanzitutto perché rappresenterebbe da un punto di vista simbolico un momento chiave per la ripartenza e un momento di cementazione della base. E in secondo luogo perché, se una soluzione dev’essere studiata, non può che avvenire alla presenza dei due leader che meglio incarnano lo spirito del Movimento e della sua evoluzione.

I DUBBI E LA SOLUZIONE. Ed è qui che sorgono le domande cui ad oggi è difficile dare una risposta, e che si spera arriverà proprio dopo gli incontri che Grillo ha in programma. Perché se da una parte c’è la questione politica da risolvere mettendo tutti – a cominciare da Conte e Di Maio – attorno a un tavolo, dall’altra c’è la grana burocratica del tribunale di Napoli (leggi l’articolo). L’idea è chiaramente quella di indire nuove votazioni. Lo chiedono a gran voce gli attivisti, pronti a riconfermare il loro sostegno a Conte. C’è tuttavia un “ma”.

Come ha spiegato anche l’avvocato Lorenzo Borrè, noto per aver difeso in questi anni vari dissidenti ed espulsi M5s, la situazione sarebbe molto più complessa. “L’unica cosa che possono fare ora la può fare Beppe Grillo“, ha detto Borrè, “indire le votazioni del comitato direttivo del M5s, come fece lo scorso 29 giugno. E ripartire da lì. Solo dopo aver votato il nuovo comitato direttivo, si possono eleggere i nuovi membri del comitato di garanzia, i probiviri, ecc.. Qualsiasi altra decisione può essere facilmente impugnata”.

Insomma, se si dovesse procedere direttamente a nuova votazione del presidente, l’ennesimo ricorso potrebbe ripiombare sul tavolo di qualche magistrato. È questo un timore nutrito non solo da Grillo, ma che si respira anche tra gli stessi pentastellati. Che ultimamente riflettono su due aspetti: da una parte come sia stata possibile cadere in un simile paradosso considerando che a ragionare su statuto e nuove cariche sia stato un legale di primo piano come Conte; dall’altra l’assurdita di un movimento politico falcidiato da una sentenza. Un aspetto, questo, su cui per ora tutti tacciono (lo stesso Grillo ha non a caso scritto nel suo post di qualche giorno che “le sentenze si rispettano”), ma il malcontento da questo punto di vista è più che diffuso.

UN PASSO ALLA VOLTA. Ed è proprio per questo ragione, dopotutto, che Grillo due giorni fa ha postato l’ormai famoso commento chiamando tutti al confronto e invitando al silenzio per evitare che in una fase così delicata i singoli “assumano iniziative azzardate”. Nel frattempo si lavora a una soluzione, ovviamente. Tra le ipotesi in campo c’è anche quella di ricostituire il comitato di garanzia del Movimento. Questa potrebbe essere la strada condivisa per superare lo stallo e mettere al riparo chi in futuro dovrà prendere le decisioni.

Il comitato di garanzia potrebbe dunque essere anche ricostituito a giorni. In base allo statuto approvato un anno fa, che “ha acquisito reviviscenza” per dirla con Grillo, il comitato di garanzia è composto da 3 membri eletti tramite almeno consultazione in rete, fra una rosa di almeno 6 nomi proposti dal garante. In assenza del capo politico, questo organismo è considerato essenziale per portare al voto le modifiche dello statuto o per procedere all’elezione del comitato direttivo.