Grillo sogna la crisi permanente. Ma un parlamento senza governo non va

di Francesco Nardi

«Il parlamento? Può funzionare anche senza governo». Beppe Grillo ha fatto irruzione così sulla scena, nel contesto di un Paese alle prese con uno stallo senza precedenti e cui nessuno sembra essere in grado di dare una soluzione immediata e sicura.
I tecnici del Colle hanno pensato a ogni possibile opzione ma solo nei prossimi giorni scopriremo se la scelta sarà stata quella giusta. Intanto il capo dei grillini, secondo un canovaccio che ormai inizia a diventare anche prevedibile, sceglie di sparigliare le carte. Non è la prima volta che le idee di Grillo attentano ai principi più ovvi che regolano la vita delle istituzioni. Dalle cose piccole e minute, come gli onorevoli che non devono più definirsi tali, fino a quelle più macroscopiche e che fanno saltare sulla sedia, come ad esempio l’idea che gli eletti possano agire nelle camere con un vincolo di mandato tale da ridurli a meri portavoce di un gruppo, più o meno ampio questo non importa, di elettori.

I principi costituzionali come tabù

Il comico genovese, se è ancora lecito defininirlo in questo modo, tratta i principi costituzionali come tabù da abbattere e non come regole scolpite alla base del nostro ordinamento.
Ed è così che riesce a immaginare, come in uno dei paradossali e immaginifici romanzi di Saramago, un Parlamento in grado di funzionare senza un governo.
Il difetto, o meglio ancora lo strafalcione di forma, è lampante: perché non dovrebbero essere ammessi dubbi sul fatto che il rapporto fiduciario che lega le sorti di Governo e Parlamento sia imprescindibile. Così come altrettanto è scontato che deve esserci un governo formalmente in carica affinché il Parlamento possa svolgere con completezza la sua funzione. Ma nonostante tutto questo possa apparire banale non possiamo, dato il peso politico del M5S, ignorarne le suggestioni.

A questo proposito abbiamo chiesto a Salvatore Prisco, costituzionalista dell’università di Napoli “Federico II”, di commentare l’ultima proposta che il leader dei grillini ha estratto dal cilindro. Prisco però non solo conferma tutti i ragionevoli dubbi già espressi sull’idea di Grillo di far funzionare il Parlamento senza un governo in carica, ma a questo  aggiunge la necessità di trovare una soluzione di sistema che possa risolvere una situazione di stallo come quella in cui ci troviamo, nel caso si dovesse nel futuro ripresentare: abolire il semestre bianco, ovvero il principale motivo che in questo momento lega le mani di Napolitano impedendogli, a mali estremi, di riportare velocemente il Paese al voto.

La prospettiva cui condurrebbe l’idea di Grillo riporta immediatamente a quanto, a partire del 2010, è accaduto in Belgio.
Sia pure con un esecutivo formalmente, in carica il piccolo paese mittleuropeo ha di fatto vissuto un periodo lunghissimo di crisi latente, bloccato com’era dai veti incrociati che hanno determinato quel paradossale stato di impasse politica.

Crescere senza governo
Un caso, quello belga, che però difficilmente potremmo tentare di far calzare allo stato dell’arte nel nostro Paese. A prescindere dai differenti meccanismi istituzionali, ciò che occorre rilevare è che il piccolo Paese europeo, nonostante la crisi politica interna, abbia trovato gli spunti necessari a produrre un’inversione della tendenza economica che è risultata assolutamente sorprendente, considerata la media europea segnata da gravi ribassi in ogni ordine di settore.
Dal 2008 in poi, infatti, il Belgio è stato, solo dopo quello dei primi della classe tedeschi, uno dei Paesi a fronteggiare meglio la crisi, in particolare grazie alla vivacità delle importazioni che hanno alimentato la crescita delle piccole e medie imprese. Fenomeno che è stato significativo al punto che nel 2010 hanno chiuso i conti con un incremento del Pil stimato al 2%. Si tratta di elementi di analisi che stridono ferocemente con il refrain che ascoltiamo quotidianamente qui da noi, secondo il quale lo stallo istituzionale continurebbe a trascinarci in una crisi sempre più nera.
Ma è difficile pensare che Grillo, teorizzando il Parlamento all’opera senza governo, abbia pensato di poter replicare i fasti belgi. A riportare le teorie grilline al solito tenore ci ha pensato infatti lo stesso leader che aspira a un Parlamento in cui «non siedano soldatini di piombo e che riacquisti la sua centralità nel Paese».
Avendo però visto come Grillo interpreta il mandato parlamentare dei “suoi “ eletti, il riferimento ai soldatini di piombo definisce una contraddizione da matita blu.

@coconardi