Su Gualtieri a Roma riparte la faida tra correnti Pd. Volano gli stracci sulla corsa dell’ex ministro. Che anziché risolvere un problema ne ha creati nuovi

A Roma è scoppiata la polveriera del Partito democratico sulla candidatura a sindaco dell'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.

Su Gualtieri a Roma riparte la faida tra correnti Pd. Volano gli stracci sulla corsa dell’ex ministro. Che anziché risolvere un problema ne ha creati nuovi

Appena l’altro ieri si è chiuso l’accordo tra M5S e Pd per Napoli che ieri è scoppiata la polveriera del Pd romano con una bagarre degna dei vecchi film western, con tanto di attacco alla diligenza guidata, per l’occasione, dall’ex ministro Roberto Gualtieri che più che dagli indiani si deve guardare dai suoi che vogliono salire. I protagonisti della vicenda sono troppi e per raccontare la galassia del sottopotere del Pd che si è attivata per l’occasione ci vorrebbe un volume dedicato. Cerchiamo quindi di tratteggiare a grandi linee.

Intanto c’è lui, Nicola Zingaretti che pare il destinatario della tranvata più massiccia. Infatti Zinga, da uomo di mondo, si era tenuto a distanza dal Campidoglio, ma era stato proposto dal suo successore Enrico Letta dopo che lo stesso Zingaretti aveva già provato a lanciare Gualtieri. Per qualche giorno il fratello del commissario Montalbano c’aveva pure creduto, ma la sua candidatura è stata pasticciata sin dall’inizio.

Dall’archivio: Da Gualtieri solo balle. Sulle strade di Roma lavori attesi da 20 anni. Il vicesindaco della Capitale, Calabrese: “In città nessuno ha fatto più di noi”.

Letta non è riuscito ad ottenere l’ok da Conte che ha lanciato la Raggi e ha bruciato quindi Zingaretti. Il Pd è stato quindi costretto a richiamare Gualtieri che ormai si era tirato indietro. Dopo la candidatura dell’ex ministro si è cercato quindi una donna per il ticket, visto che le rappresentanti del gentil sesso nel partito erano infuriate con Zinga per la fregatura rifilata loro nel governo Draghi e s’era fatto il nome di Michela Di Baise, moglie del ministro Dario Franceschini – si fa tutto in famiglia, ha pensato il ferrarese – ma poi, come sempre, sono sorte difficoltà e l’aspirante candidata ha capito che tirava una brutta aria perché Gualtieri, nel frattempo, s’era rifugiato dai Zingaretti Boys e non la voleva e così, come da copione, fiutata l’aria, ha detto che lei non è interessata.

Nel frattempo aveva cominciato a proporsi per l’appoggio a Gualtieri il suo amico dalemiano Claudio Mancini, già tesoriere del Pd romano, ma una subitanea inchiesta dell’Espresso su suoi presunti affari in terra d’Africa lo aveva convinto ad un rapido ritiro. Però la vicenda di Lady Franceschini – che per onestà ha un suo passato a Roma indipendente dal potente marito – ha prodotto attriti tra il ministro e Gualtieri e di converso con Zingaretti che ce l’ha, a sua volta, con Letta per la finta candidatura. Insomma, ‘na Cambogia direbbe Carlo Verdone. Per la sceneggiatura citofonare al Nazareno.