La guerra civile in Congo è lontana dalla conclusione. Il governo di Kinshasa accusa il Ruanda di aiutare i ribelli: “In 4 giorni, uccisi 107 civili e rapiti altri 4mila”

La guerra civile in Congo è lontana dalla conclusione. Il governo di Kinshasa accusa il Ruanda di aiutare i ribelli per fre pulizia etnica

La guerra civile in Congo è lontana dalla conclusione. Il governo di Kinshasa accusa il Ruanda di aiutare i ribelli: “In 4 giorni, uccisi 107 civili e rapiti altri 4mila”

Passano le settimane, ma non accenna a concludersi la sanguinosa guerra civile in Congo, che vede contrapposti l’esercito regolare e il gruppo ribelle del Movimento 23 Marzo (M23). Con i combattimenti sempre più duri e frequenti, il governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha accusato i miliziani di aver trucidato almeno 107 persone e rapito oltre 4.000 civili durante le operazioni di isolamento condotte a Goma tra il 10 e il 13 maggio.

Secondo le autorità di Kinshasa, capitale del Paese, i ribelli avrebbero colpito civili scambiati per membri di gruppi armati legati all’esercito congolese. Sempre secondo fonti istituzionali, le vittime sarebbero state “caricate con la forza su camion diretti verso una destinazione sconosciuta, prima di essere giustiziate sommariamente, violentate o torturate”.

La guerra civile in Congo è lontana dalla conclusione. Il governo di Kinshasa accusa il Ruanda di aiutare i ribelli: “In 4 giorni, uccisi 107 civili e rapiti altri 4mila”

Una brutale operazione accompagnata da saccheggi e restrizioni ai movimenti dei residenti, in particolare nel territorio di Masisi e in diversi quartieri di Goma, tra cui Ndosho, Mugunga, Lac Vert, Katoyi, Majengo, Sake e Kimoka. Ma non è tutto. Il governo congolese denuncia anche l’insediamento nell’area di famiglie ruandesi, indicandolo come la “pistola fumante” di una vera e propria “pulizia etnica” e del conseguente “ripopolamento”, orchestrati – secondo Kinshasa – dal governo del Ruanda, che è noto per sostenere i ribelli dell’M23.

Un coinvolgimento che Kigali continua a negare, ribadendo che il Movimento 23 Marzo è composto esclusivamente da cittadini congolesi che “agiscono autonomamente”.