Guerra in Ucraina, i filorussi: all’Azot cominciano ad arrendersi

Dopo 114 giorni di guerra l'Ucraina continua a difendere il proprio territorio con le unghie e con i denti.

Guerra in Ucraina, i filorussi: all’Azot cominciano ad arrendersi

Dopo 114 giorni di guerra l’Ucraina continua a difendere il proprio territorio con le unghie e con i denti. “La Moskva ora non sarà sola in fondo al Mar Nero”. Con queste parole il ministero della Difesa ucraino conferma l’affondamento dello Spasatel Vasily Bekh, un rimorchiatore della Flotta russa del Mar Nero che stava trasportando munizioni all’Isola dei Serpenti, attualmente occupata dalle forze di Mosca.

Guerra in Ucraina, conferma l’affondamento Mar Nero del rimorchiatore della Flotta russa Spasatel Vasily Bekh

Se da un lato il principale teatro di ostilità rimane il Donbass, il cui completo controllo è la priorità del Cremlino, dall’altro lato Kiev sta attendendo l’arrivo delle forniture di armi pesanti occidentali per prendere l’iniziativa a sud ovest e lanciare una controffensiva nell’Oblast di Kherson, caduta in mano ai russi nelle prime fasi della guerra.

Il consigliere presidenziale ucraino, Oleksiy Arestovych, ha affermato che le forze armate di Kiev hanno creato in questa regione “una testa di ponte stabile sulla riva sinistra del fiume Inhulets con una lunghezza tra i 50 e gli 80 chilometri”. Ma in previsione del contrattacco, i militari russi hanno continuato a fortificare le posizioni di retrovia nel nord ovest dell’Oblast.

Una volta giunti gli armamenti spediti dagli alleati, l’obiettivo numero uno dell’esercito di Kiev è però un altro: la distruzione del Ponte di Crimea. Il generale Dmytro Marchenko ha spiegato: “Dobbiamo semplicemente tagliare il principale canale attraverso il quale giungono i rinforzi. Non appena questo canale sarà chiuso, inizieranno ad andare nel panico”.

La tensione sta tornando a salire anche nei dintorni di Kharkiv, dove gli ucraini affermano di aver inflitto “perdite significative” al nemico con raid aerei. Mosca, da parte sua, sostiene di aver distrutto il quartier generale del reggimento Azov nella regione con “missili ad alta precisione”.

Alcune truppe ucraine che si sono nascoste nell’impianto Azot di Severodonetsk hanno cominciato ad arrendersi. Lo sostengono le milizia filorusse del Lugansk. Intanto a Severodonetsk proseguono furiosi combattimenti strada per strada, che rendono impossibile l’evacuazione dei 10 mila residenti ancora in città. Mentre il centro amministrativo del Lugansk ucraino rimane sotto un pesantissimo fuoco d’artiglieria, i russi, secondo l’ultimo bollettino dell’intelligence militare britannica, stanno cercando di completare la chiusura della sacca da sud, sull’asse di Popasna.

Le forze del Cremlino hanno poi proseguito gli assalti di terra lungo le linee di comunicazione di terra ucraine vicino alla città di Lysychansk, dal lato occidentale del fiume Severskyi Donets. I ponti che collegavano i due centri abitati sono stati tutti distrutti ma, secondo il governatore del Lugansk, Sergiy Gaidai, Severodonetsk non è ancora del tutto isolata. Intanto è stato identificato il terzo volontario americano scomparso in Ucraina dopo esservisi recato per combattere a fianco delle truppe di Kiev: si tratta di Grady Kurpasi, veterano dei marines.

I parenti e gli amici non avevano contatti dal 23 o dal 24 aprile: ”Voleva aiutare il popolo ucraino. Non stava andando a combattere ma sentiva di avere una serie di abilità che poteva mettere a disposizione”. Nell’altra Oblast del Donbass conteso, il leader dell’autoproclamata repubblica del Donetsk, Denis Pushilin, ha minacciato un’avanzata oltre i confini regionali per creare una zona cuscinetto che protegga i separatisti filorussi dall’artiglieria ucraina.

I progressi russi nel Donetsk non sono però rapidi come nel Lugansk. Le recenti operazioni offensive a nord-ovest di Slovyansk, riferisce l’Isw, non hanno avuto successo, mentre il capoluogo continua a essere bombardato dalle truppe di Kiev.