Guide turistiche, il concorso tra proteste e ricorsi: rischio boomerang in 9000 domande a quiz per il ministero di Santanchè

Un concorso atteso da anni tra proteste e ricorsi: quasi 30.000 candidati, 9000 domande a quiz e il rischio di diventare un boomerang

Guide turistiche, il concorso tra proteste e ricorsi: rischio boomerang in 9000 domande a quiz per il ministero di Santanchè

Doveva essere la svolta. Invece è diventato l’ennesimo inciampo. Il concorso nazionale per guide turistiche, bandito a maggio 2024 dopo oltre dieci anni di stallo, a sentire le associazioni di categoria, rischia di svuotare la professione. Un’occasione mancata, diventata un boomerang per il Ministero del Turismo guidato da Daniela Santanchè.

Un bando in cerca di senso

L’idea era nobile: riorganizzare la professione di guida turistica in linea con le direttive europee, creare un elenco nazionale, contrastare l’abusivismo. Ma il bando – messo a punto di gran carriera per rispettare le scadenze del Pnrr – si è rivelato un concentrato di burocrazia. Novemila quesiti a risposta multipla, prove su 537 siti da memorizzare. E la critica delle associazioni che lamentano la prevalenza del “nozionismo” sulla valorizzazione della professione.

Il paradosso è evidente: si abbassano i requisiti di accesso (basta un diploma, non serve più la laurea) ma si costruisce una prova dura da superare anche per i più titolati.

Un esame nazionale che cancella l’Italia

A farne le spese è la specificità culturale. Il concorso, centralizzato e con abilitazione valida su tutto il territorio nazionale, disinnesca le competenze locali. Figure con decenni di esperienza rischiano di essere escluse perché non conoscono la storia di un museo in un’altra regione.

La stessa legge istitutiva, la 190/2023, prevede che l’esame verta su “materie” e non su “siti”. Eppure l’allegato A elenca solo luoghi da studiare a memoria, ignorando qualsiasi criterio di efficacia formativa. Non è un caso che l’AGTA (Associazione Guide Turistiche Abilitate) abbia parlato di “assurdità” puntando il dito sulla sproporzione tra requisiti e contenuti.

Una professione sacrificata sull’altare del Pnrr

Il concorso è frutto di una corsa contro il tempo: rispettare le scadenze europee per non perdere i fondi. Di qui il rifiuto del ministero di sospendere la procedura nonostante oltre 2.000 esclusi abbiano firmato un appello e sia pendente un ricorso al Tar che dovrebbe pronunciarsi in autunno.

Nel frattempo, le associazioni si dividono. L’ANGT vuole bloccare tutto, mentre Confguide e Federagit chiedono modifiche senza fermare il processo. In mezzo, decine di migliaia di aspiranti guide in balia di un meccanismo paradossale e guide già abilitate, riconosciute su base regionale, che rischiano l’oblio.

Dietro il caos, un sistema che – come spesso accade – finisce per favorire chi può permettersi mesi di studio mnemonico, corsi a pagamento, simulazioni a ripetizione. Chi lavora davvero nei musei, nelle piazze, nei parchi archeologici viene escluso per formalismi o errori tecnici. E il patrimonio culturale rischia di svuotarsi di voce, mentre la visita guidata diventa quiz.

Nel frattempo, si aprono crepe anche nella lotta all’abusivismo. L’articolo 3 della legge prevede deroghe che permettono a soggetti del terzo settore di organizzare visite con personale non iscritto all’albo. Il rischio – denunciato da Federagit – è che l’abusivismo si trasformi in “volontariato legalizzato”, con guide improvvisate in camicia bianca e badge provvisorio.

Un’occasione tradita

Così il concorso che doveva restituire dignità alla professione ha prodotto confusione, conflitto e precarietà. Il modello imposto dalla riforma non valorizza, secondo le associazioni, né la qualità né la preparazione territoriale. La guida turistica italiana, anziché essere rilanciata come figura culturale centrale nel racconto del Paese, viene stritolata da un impianto che confonde memoria e merito.

Alla fine, il vero fallimento è quello di un’idea di Stato che invece di formare professionisti, li filtra a caso. E che alla cultura chiede tutto, senza davvero capirla.