I conti del Governo non tornano. Il Consiglio dei ministri aggiorna il Def: crescita più lenta del previsto

Secondo le stime del govern contenute nel Def la crescita c'è, anche se minore del previsto, e sarà pinta dalle misure che il governo ha in cantiere

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi  e del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, ha approvato la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF) 2016. La Nota, propedeutica alla legge di bilancio che dovrà essere presentata in Parlamento entro il 20 ottobre, aggiorna le stime del Governo sul quadro macroeconomico per l’anno in corso e il triennio successivo nonché gli obiettivi programmatici. Su questi, modificati rispetto a quelli indicati nel Documento dell’aprile scorso, dovranno esprimersi le Camere, alle quali il documento viene trasmesso.

Di seguito la tabella con le principali grandezze del quadro programmatico:

  2015 2016 2017
PIL +0,7% +0,8% +1,0%
Indebitamento netto (deficit)/PIL 2,6% 2,4% 2,0%
Debito/PIL 132,3% 132,8% 132,2%

Secondo le stime del governo la crescita c’è, anche se minore del previsto, e sarà ‘spinta’ dalle misure che il governo ha in cantiere con la prossima manovra. E il deficit continuerà a scendere toccando il punto più basso dal 2007. L’esecutivo chiederà uno spazio fuori dal Patto di Stabilità fino a 0,4 punti (circa 6 miliardi) legati alle “circostanze eccezionali” che il Paese ha affrontato sul fronte dei migranti e a causa del sisma del Centro Italia.

“La sintesi è: il deficit va giù, il Pil va su – ha detto Renzi – tutti e due con una traiettoria meno ampia di come avremmo voluto ma entrambi continuano ad andare nella giusta direzione”. I numeri, fissati con l’aggiornamento del Def, indicano una crescita ferma allo 0,8% per quest’anno (dall’1,2 previsto in aprile) e che però potrebbe raggiungere la soglia ‘psicologica’ dell’1% nel 2017. La revisione della crescita porta a una revisione anche del target di deficit, che nel 2016 salirà al 2,4% (rispetto al 2,3%) e che l’anno prossimo si attesterà al 2% (rispetto all’1,8%). Anche Renzi ha parlato di un “massimo” di 0,4 punti e dalla commissione avevano fatto sapere che c’era un orientamento favorevole a concedere sì nuovi margini ma fino al 2,3%. Si tratterà di utilizzare le circostanze eccezionali previste dai Trattati.