I fiumi si riscaldano. La Francia ferma le centrali nucleari. Difficile raffreddare i reattori. Frana l’alternativa alle rinnovabili

I fiumi utilizzati per raffreddare le centrali nucleari francesi sono destinati a diventare troppo caldi per garantire la normale produzione.

I fiumi si riscaldano. La Francia ferma le centrali nucleari. Difficile raffreddare i reattori. Frana l’alternativa alle rinnovabili

Brutte notizie per i tifosi del nucleare che ancorata volta arrivano dalla Francia. EDF (la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia) ha avvertito che molto probabilmente le temperature fluviali insolitamente calde costringeranno il Paese a ridurre la produzione delle centrali nucleari in un momento in cui già metà dei reattori francesi sono fuori uso.

Le temperature fluviali insolitamente calde costringeranno la Francia a ridurre la produzione delle centrali nucleari

Le temperature a Parigi questo fine settimana dovrebbero superare il 25 gradi e i fiumi utilizzati per raffreddare le centrali nucleari sono destinati a diventare troppo caldi per garantire la normale produzione. In tutto questo la produzione nucleare è già in sofferenza poiché 27 dei 56 reattori francesi sono fermi per riparazioni o per manutenzione. Così mentre i sacerdoti del nucleare insistono nel definirlo la soluzione a tutti i mali, soprattutto in tempo di crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, la Francia che solitamente esporta la sua elettricità precipita al livello più basso di produzione negli ultimi 30 anni, proprio mentre tutta Europa sta cercando soluzioni per ridurre la dipendenza dalla Russia.

In estate i reattori nucleari francesi tagliano regolarmente la produzione per riuscire a mantenere stabili le temperature interne mentre la capacità di raffreddamento dell’acqua si riduce ma solitamente si entra in queste fasi critiche nei mesi di agosto o di settembre. Il caldo anomali di questi giorni (che comprende buona parte dell’Europa occidentale) influenza la centrale di Balays (da 3,6 gigawatt) vicino al fiume Garaonne, nel sud ovest della Francia.

Già lunedì la centrale aveva subito un diminuzione della produzione per non meglio segnalati “problemi ambientali”, come ha comunicato EDF sul proprio sito. A proposito della narrazione del nucleare francese che dovrebbe essere esempio per l’Italia continua a essere in alto mare l’attivazione della centrale nucleare di Flamanville. Il progetto originario (che prevedeva 5 anni per terminare i lavori) ipotizzava un costo totale di 3,3 miliardi di euro che sono lievitati a 12,7 miliardi a gennaio di quest’anno, quando il governo francese ha dovuto aggiungere altri 300 milioni e ritardare nuovamente l’entrata in funzione).

La tecnologia nucleare EPR (che Berlusconi voleva acquistare da Sarkozy) secondo Nicolas Nace, campainer transizione energetica di Greenpeace France “non è una tecnologia affidabile, non consente il controllo di ritardi o costi. È un fiasco internazionale”. Sempre a gennaio i quattro reattori più potenti del parco nucleare francese, Chooz e Civaux, «sono stati spenti a seguito del rilevamento di una preoccupante anomalia generica (crepe in una tubazione del sistema di iniezione di sicurezza) che riguarda almeno tre di queste. Ora ci si mette anche il caldo che sarà, nostro malgrado, un problema sempre più impellente. Chissà che ne dicono i tifosi dell’atomo italiani.