I francesi non si fanno diluire. Vivendi si blinda in Telecom. No alla trasformazione delle azioni di risparmio. L’assemblea in mano al gruppo di Bollorè

di Patrick Fazio

Chi non avesse capito che Telecom Italia è diventata un’azienda francese ieri è stato servito. La mossa di trasformare le azioni di risparmio in azioni ordinarie, proposta dal board dell’ex monopolista dei telefoni, è stata bocciata dall’azionista Vivendi che fa capo al finanziere bretone Vincent Bollorè. La stessa Vivendi, che oggi controlla circa il 20% della società, è riuscita a farsi approvare in assemblea l’aumento dei componenti del Cda, creando quattro posti nuovi di zecca per i suoi rappresentanti. Unico sussulto, il no degli azionisti a rimuovere il divieto di concorrenza per gli amministratori, così da consentire ai nuovi entrati di proseguire le loro attività.

NUMERI AMPI
Vivendi ha avuto gioco facile a imporre la propria strategia, disponendo di circa un terzo dell’intero capitale rappresentato in assemblea. Il presidente Giuseppe Recchi e l’Ad Marco Capuano hanno difeso fino alla fine la proposta di trasformare le azioni di risparmio in azioni ordinarie. Un’operazione che secondo Recchi avrebbe “coniugato aspetti di buon governo a benefici legati al rafforzamento patrimoniale”. Con un’unica tipologia di azioni – ha continuato il presidente – si allineano gli interessi di tutti gli azionisti” e dal punto di vista del rafforzamento patrimoniale l’operazione si inserisce “nella linea d’azione del Cda per dotare il gruppo delle risorse finanziarie necessarie per dare ulteriore impulso al piano di sviluppo delle reti a banda ultra larga”. I francesi però non hanno mostrato nessun ripensamento, mettendosi di traverso per il solo scopo di non diluire la loro quota, come sarebbe accaduto in caso di trasformazione delle azioni risparmio (che non hanno) in ordinarie.Così alla fine il 36,1% del capitale in assemblea si è opposto, facendo valere la propria minoranza di blocco.

IL BOARD
Capito chi comanda, l’assemblea ha dunque votato con il 52,9% dei voti la proposta della stessa Vivendi di aumentare i consiglieri da 13 a 17. Il 45,7% del capitale presente ha detto no mentre l’1,4% si è astenuto. Sono entrati perciò nel board il ceo Arnaud De Puyfontaine, il chief operating officer Stephane Roussel, il direttore finanziario Hervé Philippe e la ex manager di Areva Felicité Herzog. In azienda si parlerà dunque molto più francese, anche se tra gli azionisti rilevanti ieri si contavano Jp Morgan (2,65% con diritto di voto e 1,87% senza) e Bank of China (2,07%).