I giudici fanno politica Chi nega bara

di Gaetano Pedullà

Come definire un Paese dove un signore, senza nessuna investitura elettorale, fa contemporaneamente il Capo dello Stato e il garante del Governo, tiene il Parlamento sotto scacco, è decisivo nella scelta del presidente della Corte Costituzionale e mentre ci siamo fa anche il presidente del Csm e il capo dell’esercito? Parlassimo di qualche piccolo Stato africano, useremmo sicuramente parole come regime, dittatura, antidemocratico. Se però questo Paese è l’Italia, tutti zitti a baciare la pantofola del Quirinale. Così sta passando praticamente sotto silenzio quanto accaduto ieri con l’elezione del nuovo presidente della Consulta. Due i candidati in corsa: uno con sette voti di area Centrodestra e uno con sette voti di area Centrosinistra. Ma la Corte non può essere lasciata al suo destino e così solo poche ore prima del voto decisivo Giorgio Napolitano nomina giudice costituzionale Giuliano Amato, che appena preso servizio fa subito pendere la bilancia dalla parte del Centrosinistra. Ergo, a chi deve l’elezione il nuovo presidente, se non a Napolitano? Scandalo – perché di questo si tratta – nello scandalo, la palese adesione politica dei componenti della Consulta, tanto che ieri si è assistito a scelte editoriali ridicole, con grandi giornali durissimi nel contestare le accuse di Berlusconi contro la magistratura politicizzata (posizione sostenuta anche dal premier Enrico Letta) e contemporaneamente inermi nel riconoscere l’evidenza, e cioè che i sette giudici a favore di Mazzella stavano con il Centrodestra e gli otto a favore di Silvestri (poi eletto) con il Centrosinistra. In un Paese dove vige una reale separazione dei poteri, un giudice schierato con una parte politica dovrebbe essere intollerabile. Ma qui è tutta una melassa, con la politica che decide i magistrati, i magistrati che condizionano la politica (quando non la fanno direttamente), i grandi poteri economici che posseggono gran parte dei giornali e con questi spingono o tengono sulla graticola amministratori, leader politici e partiti interi. Una melassa indigesta.