Grande Fratello Vodafone: scandalo intercettazioni

L’ennesimo scandalo Grande Fratello è pronto a scoppiare. Questa volta a essere protagonista è Vodafone, il colosso mondiale delle telecomunicazioni, che ieri ha lanciato un’operazione dai contorni a dir poco ambigui e destinata a far discutere nei prossimi giorni. Il gruppo, a capo del quale peraltro c’è il manager italiano Vittorio Colao (ex Rcs), ieri ha rivelato in un suo report che ci sono 6 Stati, dei 29 in cui complessivamente è attivo l’operatore, in cui le agenzie governative di sicurezza possono ascoltare, senza alcun mandato o autorizzazione, le telefonate dei clienti Vodafone e avere informazioni sull’identità e l’indirzzo di chi sta effettuando una telefonata (i cosiddetti “metadata”). Dopodiché il big delle telecomunicazioni ha anche diffuso dati sulle richieste di accesso legale ai dati gestiti dall’operatore. Ebbene, ne viene fuori che l’Italia è al top all’interno dei paesi in cui opera Vodafone con un totale di 605 mila richieste effettuate nel 2013. Naturalmente a fari discutere è soprattutto la rivelazione secondo la quale in sei Stati i governi fanno il bello e il cattivo tempo con le telefonate. Nell’ottica di Vodafone la denuncia vorrebbe essere quasi la costatazione di uno stato di cose rispetto al quale la società non può fare nulla. Al punto che lo stesso gruppo chiede che l’andazzo cambi radicalmente con opportune normative.

 

Le reazioni

Ma la polemica è divampata lo stesso, come era inevitabile aspettarsi, anche perché la versione di Vodafone non è sembrata molto convincente. “Questi sono gli scenari da incubo che ci immaginavamo”, ha commentato Gus Hosein, direttore esecutivo della Privacy International del Regno Unito, il quale ha aggiunto: “Non ho mai pensato che le società di telecomunicazioni sarebbero state complici fino a questo punto”. Insomma, se non è un’accusa poco ci manca. Vodafone ha provato a difendersi spiegando che alcuni Stati hanno accesso diretto alle sue reti di comunicazione attraverso dei “wires”, ovvero cavi collegati direttamente alle reti telefoniche. E proprio questo, in effetti, è il passaggio centrale del documento “Law enforcement disclosure report”, ovvero il report che già dal titolo fa capire che formalmente Vodafone ha voluto lanciare un’operazione trasparenza. Non si sa, però, fino a che punto riuscita. C’è poi una domanda a dir poco fondamentale che nasce spontanea dal documento ma che per il momento rimane senza risposta. Quali sono i 6 paesi in cui le agenzie governative possono accedere ai dati dei clienti Vodafone senza alcuna autorizzazione?

 

Il perimetro

Diciamo che si può risalire, almeno indicativamente, a questi paesi andando a vedere quali sono le richieste regolarmente ricevute dalle autorità. Tra queste non figurano quelle di Albania, Egitto, Ungheria, India, Malta, Qatar, Romania, Sud Africa e Turchia, ovvero paesi in cui è illegale divulgare informazioni relative alle intercettazioni. Passando al contesto delle richieste legali, invece, l’Italia come detto la fa da padrona e si distingue per 605.601 richieste di metadati, a fronte delle 48.679 della Spagna e delle 28.145 del Portogallo. Il dato nostrano complessivo, non limitato quindi alle reti Vodafone, sui metadati però non è disponibile. C’è quello, relativo al 2012, sui contenuti: 141mila richieste.