Caccia aperta alle poltrone dei colossi di Stato. I guai dell’Eni obbligano al risiko delle nomine pubbliche

Dopo la condanna di Moretti e la richiesta di rinvio a giudizio per l’ad dell’ Eni sembra difficile una conferma generale nelle Spa pubbliche

Alla fine la richiesta di rinvio a giudizio è arrivata. Per carità, il passo era atteso, anche se è stato tenuto in sospeso un bel po’ di tempo. Ma alla fine la vicenda delle presunte tangenti nigeriane ha fatto cadere una tegola di non poco conto sulla testa di Claudio Descalzi, Ad dell’Eni. E adesso rischia di ripercuotersi sulla delicatissima partita delle nomine di Stato. Partita già andata in fibrillazione la scorsa settimana, quando è arrivata la condanna per la strage di Viareggio a carico di Mauro Moretti, oggi Ad di Leonardo-Finmeccanica (la sentenza lo ha colpito in quanto ex Ad di Rete ferroviaria italiana). Insomma, due fatti in grado di mettere un bel po’ in discussione il mosaico delle nomine. Difficile, se non impossibile, una conferma di Moretti al vertice del colosso dell’aerospazio. Sarà anche per questo che il parterre di candidati alla sua successione si allarga di giorno in giorno. Da questo punto di vista appare folta la pattuglia degli interni. Qui i nomi che si fanno sono quelli di Lorenzo Mariani, capo della divisione elettronica per la difesa terrestre e navale, Andrea Biraghi, capo della divisione sistemi per la sicurezza e le informazioni, e Fabrizio Giulianini, già amministratore delegato di Selex. Ma sono numerosi gli osservatori secondo i quali l’ipotesi interna è destinata a cadere. Per questo tra i candidati più accreditati all’ascesa in Finmeccanica resta Francesco Caio, attuale Ad di Poste, altra società con il Cda in scadenza. Sullo sfondo c’è chi continua a suggerire il nome di Claudio Costamagna, oggi presidente della Cassa Depositi e Prestiti. Un ruolo che sembra però destinato a mantenere. Interessante anche la partita su Poste. L’uscita di Francesco Caio, considerata probabile, apre scenari in cui si tende a inserire un paio di nomi. Uno è quello di Luigi Ferraris, attuale direttore finanziario di Poste e già direttore finanziario di Enel (oltre che ex presidente di Enel Green Power). L’altro è quello di Fabio Gallia, attuale Ad della Cassa Depositi e Prestiti. Il quale, però, andandosene lascerebbe scoperta la casella nel braccio armato del Tesoro, imponendo nuovi e imprevedibili giri di valzer. Poi naturalmente ci sono Eni ed Enel.

Pezzi pregiati – Qui è già stato detto e scritto molto. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio la conferma di Descalzi tende ad allontanarsi. Questo aprirebbe le porte dei piani alti del Cane a sei zampe a Francesco Starace, Ad dell’Enel che a quanto pare coltiva da tempo l’ambizione di sistemarsi sulla tolda di comando del colosso petrolifero. Ma non è detto che sia così semplice. A quel punto l’ad di Terna, Matteo Del Fante, potrebbe prendere il suo posto all’Enel. In tutto questo vanno fatti i conti con chi davvero darà le carte, al posto di un Matteo Renzi sempre più fuori dai giochi. Il premier è Paolo Gentiloni, ma sono in molti a guardare al Quirinale. Voce in capitolo, nelle materie energetiche, vorrà averla anche il ministro Carlo Calenda, in forte ascesa presso la “ex” minoranza Pd. Un po’ più defilato Pier Carlo Padoan, titolare del Tesoro ma per indole lontano dalla liturgia delle nomine. Il capo della sua segreteria, Fabrizio Pagani, consigliere Eni, fino a qualche tempo fa veniva dato in una fase di grande “dinamismo”. Ma a quanto pare avrebbe optato per il privato, in particolare per la poltrona di responsabile dell’ufficio di Mediobanca a Parigi.

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