Gaza continua a morire sotto le macerie, mentre l’Occidente si specchia nei propri valori traditi. La scena è la solita: dichiarazioni indignate, veti alle risoluzioni ONU, richiami rituali al diritto internazionale. Poi, sotto banco, la complicità. Gli Stati Uniti hanno blindato Israele con oltre 50 mila tonnellate di armamenti consegnati dopo il 7 ottobre 2023: 14 mila bombe, 3 mila missili, contratti da 20 miliardi di dollari. Cinque veti in Consiglio di Sicurezza ONU per impedire un cessate il fuoco.
L’Europa recita un copione solo più cinico. La Germania ha concesso licenze militari per 485 milioni di euro dopo l’inizio dell’offensiva. La Francia, mentre Macron invoca pause umanitarie, fornisce componenti per droni e caccia. L’Italia, che rivendica di non autorizzare nuovi contratti, continua a spedire: 6 milioni di euro di forniture militari nel 2024 e 128 mila euro ancora nel 2025, in pieno massacro.
La Spagna offre il capolavoro dell’ipocrisia. Pedro Sánchez proclama embargo e riconoscimento della Palestina, ma tra ottobre 2023 e marzo 2025 ha firmato contratti con Israele per oltre un miliardo di euro.
I media occidentali raccontano Gaza partendo dal 7 ottobre, occultando decenni di occupazione, blocco e colonizzazione. Le vittime palestinesi restano numeri, il loro sterminio è una conseguenza del loro essere palestinesi. Gli israeliani, invece, hanno diritto al lessico emotivo del “massacro”. A Gaza è in corso un esperimento mondiale: quanto è possibile sterminare protetti dall’ipocrisia del mondo? Quanto si può riscrivere una storia per giustificare un annientamento? I palestinesi sono le vittime, noi siamo le cavie.