I reparti dell’Alitalia spolpati dalle sinergie

di Angelo Perfetti

Parafrasando “la spigolatrice di Sapri” di Mercantini potremmo dire: erano 400, eran giovani e forti, e (professionalmente parlando) sono morti. Ci riferiamo agli addetti del “Reparto officine componenti elettronici”, fiore all’occhiello negli Anni ’70 di un’Alitalia che poi ha inanellato una serie infinita di scelte sbagliate, di sprechi economici e di risorse umane gettate via. Dei 400 addetti dell’epoca, infatti, oggi il settore ne conta appena una ventina, passati dall’analisi dei sofisticatissimi computer di bordo a mansioni di guardiania se non addirittura di riparazione stampanti e macchinette per il caffè. Altro che fuga di cervelli, qui l’Alitalia i cervelli li ha spenti in maniera scientifica, pagandone poi le conseguenze anche in termini economici. Vediamo perché.

La fusione del 2009
Quando ci fu la fusione con Air France propedeutica alla nascita di Alitalia Cai, sul piatto della bilancia vennero messe quelle che furono definite “sinergie di scalo”, ossia l’ottimizzazione delle risorse esistenti. L’esempio più evidente fu il check-in fatto dal personale di una Compagnia anche per l’altra, in modo da non essere costretti a tenere dipendenti fuori dal Paese d’origine, raddoppiando così i costi. Alitalia serviva anche Air France e viceversa. Ma le “sinergie” non si sono fermate qui. Nell’accordo finì anche il settore manutenzione, in particolare quello di altissima tecnologia: i computer dei bordo, per intenderci. Air France diventò “magazzino”, ma la lavorazione dei pezzi difettosi doveva essere fatta da Alitalia a Fiumicino.

Come avrebbe dovuto funzionare
Quando un computer di un aereo dà dei problemi, va immediatamente sostituito. Il pezzo di prende dal magazzino, si monta, e la componente difettosa viene mandata in revisione. Air France dichiarò di essere pronta a gestire il magazzino garantendo tempi rapidissimi, entro 24 ore, per la consegna del pezzo di ricambio. Particolare non di poco conto, visto che in mancanza del ricambio l’unica soluzione per non tenere un aereo a terra è quella di prendere il pezzo in prestito da un’altra Compagnia. Questa soluzione, però, costa all’Alitalia circa il 30% del valore del pezzo ogni giorno: cioè se un computer vale 15.000 euro la Compagnia spende 5.000 euro al giorno per l’affitto. Soldi buttati, tanto per  cambiare. Fatto sta che Air France si è presa il magazzino ma non sempre riesce a mantenere la parola data.

Asso pigliatutto
In più, stante la cronica carenza di liquidità di Alitalia, praticamente da subito Air France si è comprata per un tozzo di pane (si fa per dire, ovviamente…) non solo lo stoccaggio, ma tutti i pezzi di ricambio. Di più. Ha acquisito anche tutti i costosissimi e complicatissimi macchinari per le revisioni dei sistemi informatici (pezzi del valore di due miliardi di lire sono stati piazzati a 300.000 euro…), col risultato di svuotare – e non in senso metaforico – l’intero comparto, che non ha praticamente mai lavorato con Alitalia Cai. Ovvio che i dipendenti abbiano immediatamente cambiato rango, trasformandosi in “esuberi”. Senza magazzino e senza macchinari è impossibile avere lavoro. E senza lavoro diventa impossibile pagare gli stipendi. Eppure le professionalità erano eccellenti. Sia quelle elettromeccaniche, che sarebbero comunque state superate dall’evoluzione tecnologica, sia quelle più specificamente informatiche, che al contrario hanno seguito la prassi di aggiornamento tecnico e che ancora oggi costituiscono personale ad altissima specializzazione. Peccato che invece di occuparsi di piattaforme inerziali, autopilota e navigazione si occupino di stampanti, fax e macchinette per il caffè.

 

Adesso i francesi ci voltano le spalle e restituiscono le quote

Air France-Klm non dovrebbe partecipare all’aumento di capitale di Alitalia, ma resta in agguato, in attesa delle difficoltà  in cui la compagnia italiana potrebbero ritrovarsi nei primi mesi del  prossimo anno. Lo scrive ‘La Tribune’ nel sito online.
Secondo “fonti concordanti”, le possibilità di una  partecipazione alla ricapitalizzazione di Alitalia da parte del gruppo franco-olandese sono “quasi nulle”, perché non sarebbero state accolte le condizioni poste dal gruppo presieduto da Alexandre de Juniac (ristrutturazione del debito, revisione del piano industriale e maggiore intervento nella gestione). Af-Klm si avvierebbe quindi a una diluizione della sua quota in Alitalia dal 25% attuale a meno del 10%. Tuttavia Air France-Klm “non getta la spugna” e aspetta la prossima crisi di liquidità di Alitalia che potrebbe  intervenire “a febbraio marzo, al massimo in primavera”. Nessun commento da Air France-Klm all’articolo. Nella sede  della compagnia franco-olandese si è tenuto ieri il  consiglio di amministrazione sui conti dei primo nove mesi dell’anno che verranno annunciati stamattina. Oggi invece previsto il Consiglio di amministrazione di Alitalia.