I salari non saliranno a gennaio, l’appello di Landini: “Rinnovare subito i contratti”

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si appella al governo sul tema dei salari e chiede anche il rinnovo immediato dei contratti.

I salari non saliranno a gennaio, l’appello di Landini: “Rinnovare subito i contratti”

Due i messaggi: da una parte la richiesta di rinnovare i contratti, dicendo no alle gabbie salariali; dall’altra quella rivolta al governo per ritirare la legge delega sulla contrattazione. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, rivolge questo doppio appello sul tema dei salari all’esecutivo in un’intervista a la Repubblica. 

Landini chiede al governo anche di tornare a negoziare con i sindacati per superare la precarietà, puntare a un fisco giusto e sulla politica industriale. Al momento, secondo il leader della Cgil, “non c’è una strategia” e per questo la mobilitazione del sindacato “continua”. 

L’appello di Landini sui salari: “Rinnovare subito i contratti”

Landini afferma che non è “mai successo nella storia del Paese che il governo si faccia dare la delega dal Parlamento per reintrodurre le gabbie salariali e modificare la contrattazione senza coinvolgere le parti sociali”. Il segretario del sindacato continua: “Sono otto anni che la Cgil, in Italia come in Europa, chiede che i contratti nazionali abbiano valore di legge e i loro minimi retributivi estesi a tutti. Fino alla definizione di un salario orario minimo che cancelli i contratti pirata. Non abbiamo mai cambiato idea, siamo coerenti”.

Come sottolinea Landini, peraltro, “la busta paga di gennaio sarà la stessa di dicembre. Il taglio Irpef vale tra 7 e 10 euro lordi al mese per i salari bassi. Nel frattempo il carrello della spesa non si è abbassato”.

Per quanto riguarda le mobilitazioni del sindacato, Landini afferma che dopo gli scioperi di novembre e dicembre la Cgil riprenderà “da dove abbiamo finito”, riportando al centro dell’attenzione gli stessi temi: “Ci sono 12,5 milioni di lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto, sia nel pubblico che nel privato. Il lavoro povero sta esplodendo: solo il 16,5% dei contratti attivati lo scorso anno è stabile”. Gli altri sono precari e aumenta il ricorso al part-time involontario”.