I verdiniani già preparano l’agguato al governo. Il senatore Barani avverte: “Palazzo Madama diventerà una palude”

Il Governo nasce sotto il ricatto di Alfano, per Gentiloni il Senato sarà una palude. Lucio Barani, braccio destro di Denis Verdini, non le manda a dire.

È “un Governo che nasce sotto il ricatto di Alfano, per Gentiloni il Senato sarà una palude”. È la tarda serata di ieri quando Lucio Barani, braccio destro di Denis Verdini, risponde al telefono. Sono passate poche ore da quando Ala ha comunicato che non appoggerà il nuovo Esecutivo.

È uno strappo irreparabile?
Sì. Quando c’è stata comunicata la squadra di Governo abbiamo risposto “no grazie”. È un Esecutivo fotocopia del precedente, nel quale una forza inesistente conserva tutte le poltrone che aveva, compresa la Sanità, dove è stato fatto uno scempio.

Sta parlando di Ncd?
Esattamente. Noi contiamo 18 senatori che hanno lottato per le riforme, abbiamo creato 1.800 comitati a sostegno della riforma costituzionale. Loro nemmeno uno. Quello che ha pagato il prezzo più alto è stato Enrico Zanetti.

Era in lizza per un ministero.
Gli è stato offerto quello dell’Agricoltura, ma ha risposto che non gli interessava.

Nessuno vi ha persuaso?
Abbiamo ricevuto chiamate da tutti fino all’ultimo per convincerci sulla bontà dell’operazione.

Tutti? Cioè?
Non mi faccia fare nomi. Posso dirle che siamo stati contattati sia dalle forze di maggioranza che di minoranza…

Vi sentite presi in giro?
Non noi, ma il nostro progetto riformatore. Nei prossimi mesi questo Governo dovrà fare una manovra da 5 miliardi: serviva discontinuità ma a guidare la macchina saranno gli stessi che non hanno capito bene come si guida.

Questo Governo si reggerà senza i vostri voti?
Zanda sta facendo il mercato dei senatori: ci sono forze che hanno dato garanzia di fare spostare qualche componente dall’opposizione alla maggioranza.

Di chi sta parlando?
Una su tutte: Gal.

Il progetto del Partito della Nazione è fallito?
Decideranno Verdini e Zanetti. Noi quel progetto politico ce l’abbiamo ancora in testa. Renzi? Ci auguriamo che sia di nuovo protagonista del Pd senza più il peso della sua minoranza.