Il 730 precompilato minaccia la sicurezza dei consumatori. Scarsi controlli e privacy a rischio: in pericolo i dati sensibili degli italiani. E pagheremo anche di più

Il 730 precompilato su internet si accinge a fare il suo esordio. Una nuova manovra in favore della trasparenza e volta ad assestare un colpo significativo all’evasione, che dilaga e da sempre deride il fisco italiano. La trasparenza è il principio sostenuto dalle istituzioni da anni, un principio che, sebbene dovrebbe applicarsi prima di tutto ai conti delle amministrazioni pubbliche, finisce sempre con l’interessare molto più i cittadini che la Cosa Pubblica. I risparmi degli italiani sono assediati dal Grande Fratello di Stato. La gestione dei propri patrimoni è diventata sempre più complicata, i cittadini cercano fonti sicure di deposito, pongono Fineco e i suoi prodotti a confronto con quelli di CheBanca!, Mediolanum, ING Direct, ecc., chiedono soluzioni sicure e cercano, con estrema fatica, di gestire il proprio rapporto con la tecnocrazia dei conti, sempre più pressante, sempre meno rispettosa delle libertà individuali. E il nuovo 730 ne è solo l’ultima manifestazione.

Il 730 precompilato, la nuova genialata di Renzi

Funziona sempre così, non ci obbligano a fare nulla, ma se vogliamo usufruire di agevolazioni e vantaggi, dobbiamo barattarli con frammenti di privacy. Il sistema odierno fagocita, vorace, dati e informazioni, anela accessi nella vita fiscale della cittadinanza, seduce con favori economici e applica costrizioni velate. Come prevede l’articolo 5 del Dlgs 175/2014, il quale regolamenta i limiti relativi ai poteri di controllo sui contribuenti. Il 730 precompilato ha le fattezze di un amico del cittadino che, se accettato in toto, non implicherà alcun controllo aggiuntivo. Il problema è che saranno in pochissimi ad accettarlo così com’è.

Le informazioni finiranno online

Dal 15 aprile 2015, stipendi, proprietà, polizze e tutto ciò che implica una spesa detraibile dalle tasse, finiranno online sul sito dell’Agenzia delle Entrate, non proprio alla mercé di chicchessia ma neanche così tutelati come dovrebbero essere. L’idea è quella di snellire e velocizzare le pratiche, consentendo ai contribuenti di riempire il modulo del 730 in panciolle, adagiati sulla poltrona di casa.

La realtà è diversa, quasi tutti dovranno avvalersi dei servigi di un professionista, almeno che non ci si voglia limitare a cliccare “ok”, lasciando fuori dalle detrazioni spese come quelle relative alla sanità, che saranno conteggiate in automatico solo a partire dal 2016. E allora via alle modifiche, che poi significa via al coinvolgimento del professionista del settore. E io pago, direbbe Totò.

Problema sicurezza

Che poi il vero problema non è neanche quello, né i 13,40 euro da versare allo Stato, che diventeranno 15,40 nel 2016 e 16,90 nel 2017. La vera questione è quella che interessa la sicurezza dei dati, che il nuovo 730 precompilato targato Renzi non garantirebbe. Da adesso in poi, tutti i dati economici personali saranno visualizzabili, oltre che dai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate, anche dagli operatori del Caf e dai commercialisti.

Per accedere al profilo di un utente, sarà sufficiente inserire il codice fiscale del soggetto. Legalmente, occorre anche che l’operatore disponga di una delega firmata da parte del contribuente, una delega che dura ben quattro anni, senza considerare i rischi legati ad attacchi di pirateria informatica o a possibili casi di violazione deontologica da parte del professionista. Magari sono solo vaneggiamenti da complottista, magari la riforma apporterà reali benefici per tutti. Magari no.