Il campo largo Pd si è stretto. Rischia pure nel Lazio blindato

Perso nei trionfalismi post ballottaggi, il centrosinistra, e soprattutto il Pd, ha ignorato il risultato tutt’altro che positivo nel Lazio.

Perso nei trionfalismi post ballottaggi, il centrosinistra ha ignorato il risultato tutt’altro che positivo nel Lazio. E che, a pochi mesi dalle Regionali, suona come un allarme. Il governo della Regione non è affatto scontato. Anche perché l’unica certezza è che Nicola Zingaretti chiuderà la sua epoca alla presidenza. Perciò la sconfitta sarebbe un duro colpo al sistema di potere del Pd, da sempre romanocentrico.

Bisogna affrettarsi dunque a trovare l’erede di “Zinga”, compito non facile per un amministratore che – comunque la si veda – ha sempre conquistato vittorie, dalla Provincia di Roma fino alla Regione.

Due i possibili candidati governatori per il Lazio, il vicepresidente della giunta Leodori e l’assessore D’Amato

Al momento ci sono già due galli nel pollaio: il vicepresidente della giunta, Daniele Leodori, e l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato, forte della grande esposizione mediatica ricevuta durante la pandemia. Ma altre candidature scalpitano con l’intento di non essere fagocitati dal Pd.

Il viatico non è insomma lastricato di gioie, visto che il barometro del consenso è in calo: alle Amministrative c’è stata una pesante debacle nei Comuni capoluogo. Spesso con battute d’arresto senza diritto di replica per il “campo largo” vagheggiato dal segretario del Pd, Enrico Letta.

I numeri prima di tutto aiutano a disegnare il quadro. A Rieti, per esempio, il centrodestra ha vinto al primo turno con Daniele Sinibaldi che ha ottenuto il 52,2% di voti. Simone Pietrangeli, sostenuto dal Pd, si è attestato al 37,4%. Non è andata meglio là dove si è arrivati ai ballottaggi. A Viterbo l’assessora alle Politiche sociali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, ha subito un pesante ko, fermandosi al 35,1% contro 64,9% dell’avversaria Chiara Frontini, una civica sostenuta tra gli altri da Rinascimento, il partito di Vittorio Sgarbi.

Nemmeno il ruolo in Regione ha attutito l’impatto di Troncarelli. A Frosinone, poi, il centrodestra ha conquistato la guida del Comune con Riccardo Mastrangeli, che ha raggiunto il 55,3%, contro il 44,7% di Domenico Marzi del centrosinistra. Un tris di sconfitte che non dovrebbe passare inosservato, anche per l’ampiezza dei numeri. In pratica non c’è mai stata partita. Eppure, il segretario regionale del Pd, Bruno Astorre, ha fatto finta di niente, sintonizzandosi sul mood entusiastico della leadership lettiana.

Astorre si è espresso in maniera positiva sulle amministrative nel Lazio, come fosse un trionfo per il Pd

Anzi, Astorre si è espresso in maniera positiva, come fosse un trionfo. “Abbiamo recuperato”, ha detto analizzando il voto, perché “il Partito democratico è al governo o in maggioranza in 5 di 12 Comuni” chiamati al voto. Per Astorre è “un ottimo risultato in Provincia di Roma mentre purtroppo in altri Comuni, nei capoluoghi per esempio, abbiamo pagato il fatto di avere un centrosinistra diviso”.

Astorre vede il bicchiere più che mezzo pieno: “Il voto del Lazio, come nel resto d’Italia, conferma il campo largo, anzi larghissimo, come percorso vincente se unito da idee e progetti comuni”.

D’altra parte nello stesso Pd c’è qualcuno che la pensa in maniera diversa, come Esterino Montino, sindaco di Fiumicino ed ex capogruppo dem nel consiglio regionale del Lazio. Non proprio uno qualunque. Il suo invito è stato quello di evitare “trionfalismi”. “Il tema – osserva – è capire bene quale sia stato il risultato e quale sia la valutazione da fare rispetto a numeri che appaiono disallineati rispetto al dato nazionale”.

Da qui l’appello a una “riflessione” e a una “sferzata politica”. Un ragionamento che non è frutto di una polemica fine a se stessa. Del resto i risultati, ancora una volta, non possono essere smentiti: a Guidonia Montecelio (Roma) il candidato del campo largo, Alberto Cuccuru, non ha neppure raggiunto il ballottaggio a causa di un deludente 27,3%, è arrivato terzo. A Sabaudia (Latina), Giancarlo Massimi ha ottenuto appena il 13,6%, lontanissimo dalla possibilità di diventare sindaco.

Alla fine è stato eletto primo cittadino il generale Alberto Mosca, sostenuto tra gli altri da Azione di Carlo Calenda insieme a forze di centrodestra, come Forza Italia e Udc. E ancora: ad Ardea (Roma) Lucio Zito, altro modello del campo largo lettiano, non è riuscito a rimontare i due punti percentuali di distacco del primo turno. L’unica vera soddisfazione è arrivata da Ciampino dove Emanuela Colella ha ribaltato la situazione rispetto al primo turno, strappando una netta vittoria al ballottaggio.

Discorso più complicato, infine, a Cerveteri, dove è stata eletta Elena Gubetti, erede designata di Alessio Pascucci, a lungo braccio destro di Federico Pizzarotti con Italia in Comune. E che comunque non è assimilabile al Pd. Un quadro non eccellente, per i campolarghisti, che viene evidenziato anche da Marta Bonafoni, consigliera regionale di maggioranza e presidente dell’associazione Pop.

“Il quadro che emerge dalle amministrative appena concluse ha luci e ombre”, dice Bonafoni a La Notizia. “E non solo – aggiunge – per non essere riusciti a sovvertire il risultato di cinque anni fa nei capoluoghi di provincia ma anche e soprattutto per il dato di un astensionismo crescente, che ormai anche nella nostra Regione rappresenta in molte città il primo partito in termini numerici”. Così, conclude la consigliera, dal 6 luglio “inizieremo un viaggio che da Fiumicino, alle porte di Roma, ci porterà nel prossimo mese nelle province e nelle aree interne della Regione. L’abbiamo chiamato Tour dei desideri”.

C’è bisogno di fare di più, come evidenzia pure la deputata Rossella Muroni, che sarà al fianco di Bonafoni: “Se vogliamo che le persone tornino a votare con fiducia è necessario ridurre le distanze per fare della politica non un’astratta discussione sulle alleanze ma una visione comune di Paese”.

Un avviso anche a chi, dalle parti del Pd laziale, puntava a una competizione chiusa tutta all’interno tra i duellanti delfini di Zingaretti, D’Amato e Leodori. Nella logica di comandare la coalizione. Anche se la prima preoccupazione dovrà essere quella di provare a governare la Regione Lazio. E dopo la giornata di domenica non è un fatto propriamente scontato.