Il Consiglio che affondò Seat Pagine Gialle inizia a pagare il conto. Undici provvedimenti restrittivi. Nel mirino pure l’ex Amministratore delegato Majocchi

di Patrick Fazio Solo sentirne il nome fa gelare il sangue a moltissimi investitori. Seat Pagine Gialle, una delle più belle realtà industriali del nostro Paese, negli anni è stata sinonimo di perdite di valore disastrose, piani di salvataggio sempre disattesi e debiti passati da un fondo internazionale all’altro, facendo crescere ogni volta il conto finale. Una storia che non poteva finire senza scandali e provvedimenti giudiziari. Ieri così undici componenti dell’ex consiglio di amministrazione della società e tre del collegio sindacale, in carica tra il 2003 e il 2004, sono stati raggiunti da misure cautelari interdittive eseguite dalla Guardia di finanza su disposizione della Procura di Torino nell’ambito di una inchiesta per bancarotta fraudolenta. I provvedimenti hanno dunque interessato anche l’ex amministratore delegato Luca Majocchi e l’ex presidente Enrico Giliberti. C’È COSSUTTA Tra gli altri membri indagati del vecchio cda, secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa Radiocor, ci sono anche Dario Cossutta (figlio dell’ex politico Armando), Luigi Lanari, Michele Marini, Nicola Volpi, Lino Benassi, Marco Reboa, Stefano Mazzotti, Alberto Tazartes e Guido Paolo Gamucci. Gli undici ex amministratori, alcuni dei quali rimasti in carica anche fino al 2012, e i tre sindaci di Seat Pagine Gialle, non potranno esercitare per 12 mesi attività imprenditoriali, professionali e uffici direttivi di persone giuridiche e delle imprese in quanto ritenuti responsabili del dissesto finanziario dello storico gruppo torinese in relazione alle operazioni straordinarie effettuate tra il 2003 e il 2004 e alla distribuzione di un maxi dividendo di oltre 3,5 miliardi di euro. Operazione che servì essenzialmente a remunerare i fondi azionisti, con l’effetto però di condannare a un inevitabile dissesto la società. SOCI E SORCI L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio Nessi e dal sostituto Valerio Longi, della Procura di Torino. La ricostruzione operata dalle Fiamme Gialle nelle indagini preliminari ha portato a ritenere che il dividendo straordinario distribuito agli azionisti nel 2004 – generato da un pesante indebitamento – fosse mosso da “logiche di puro profitto dei soci di riferimento, contrario agli interessi della società, in quanto non finalizzato ad un miglioramento della struttura patrimoniale e finanziaria della stessa e a danno anche del ceto creditorio”. Nonostante era scritto sulla roccia che quella scelta avrebbe portato a un indebitamento insostenibile e ai provvedimenti appena arrivati, il Cda dell’epoca non si fermò. Come non si è fermata adesso la giustizia.