Le Lettere

Il declino di Berlino

Il Fmi prevede quest’anno una recessione in Germania, causata soprattutto dal costo dell’energia. Eppure Sholz continua a seguire i diktat americani sulle sanzioni alla Russia. Ma non ha capito che sono stati gli Usa a sabotare i gasdotti Nord Stream?
Ivo Terragni
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Gentile lettore, Scholz l’ha capito benissimo, ma non ha il coraggio di muovere un dito. Il massimo cui si sono spinte le autorità tedesche è questo: “Non ci sono prove che il sabotaggio sia opera di alleati” e per il resto omertà totale. Scholz è un personaggio tipico del nanismo politico dominante sulle due sponde dell’Atlantico nonché del clima di viltà che regna in Europa e la riduce a serva dell’America. Forse un giorno la Germania tornerà ad essere la potenza economica degli ultimi decenni, ma per l’immediato è un gigante d’argilla in lenta ma rovinosa caduta. Le dirò di più: la Germania non solo sta perdendo il ruolo di guida europea, ma in parte è già al traino dei Paesi dell’Est, che sono i più antirussi e bellicisti. Ciò accade perché la crescita industriale di Berlino si è poggiata su una forte dipendenza dai semilavorati appaltati a Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, ecc. dove gli stipendi sono più bassi di quelli tedeschi. Oggi un distacco da quelle economie sarebbe un bagno di sangue per la Germania, non solo sul piano industriale ma anche sul piano politico, perché quegli stessi Paesi, pur beneficiati da Berlino con enormi sussidi europei, sono strategicamente al servizio dell’America, non della Germania. Della caduta tedesca soffriremo molto anche noi: la Germania è il maggiore importatore delle merci italiane.

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