Il dibattito sul decreto armi all’Ucraina approda alla Camera. Ma è la solita fuffa perché l’esito del voto è già scontato con l’Italia che fornirà aiuti militari a Kiev per tutto il 2023

Il decreto armi arriva alla Camera e si avvia a uno scontato Sì. Le destre si tengono stretto l'elmetto e promettono altre forniture a Kiev

Il dibattito sul decreto armi all’Ucraina approda alla Camera. Ma è la solita fuffa perché l’esito del voto è già scontato con l’Italia che fornirà aiuti militari a Kiev per tutto il 2023

Dopo undici mesi di conflitto e malgrado l’opinione pubblica sia ormai stanca e preoccupata, il governo di Giorgia Meloni non fa nessun passo in avanti per cercare la pace ma, al contrario, si appresta a portare a casa il sesto decreto armi per l’Ucraina. Il decreto aiuti, già approvato in Senato, dovrebbe ricevere lo scontato via libera definitivo da Montecitorio entro giovedì.

Del resto dal dibattito in Aula di ieri si è capito ancora una volta come la maggioranza sia compatta sul tema, con la Lega che si limita a mettere in discussione l’utilità delle sanzioni nei confronti di Mosca ma non l’invio di armi che questa volta dovrebbero includere anche i nuovi super missili terra-aria di fabbricazione italo-francese.

Appoggio al decreto che non mancherà anche dal Terzo polo, il quale continua a flirtare con la maggioranza, e il Partito democratico che da sempre si è distinto per una politica muscolare nei confronti del Cremlino.

A sintetizzare la situazione, di fatto chiudendo la partita e rendendo l’intero dibattito poco più di una formalità, è stato il deputato di Forza Italia Alessandro Battilocchio: “Forza Italia anche in questa occasione sarà coerente nella sua linea politica, ossia la ferma condanna dell’ingiustificata aggressione russa, pieno sostegno allo Stato aggredito anche con fornitura delle armi, piena collocazione del Paese all’interno del blocco occidentale, della Nato ed Ue. Siamo determinati a sostenere l’Ucraina e la usa indipendenza”.

Conte contro il decreto armi

Prima del voto il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, aveva ribadito la contrarietà al provvedimento. “Riteniamo che questa prospettiva dell’escalation non ci porti a nessuna via d’uscita. Vediamo soltanto una contrapposizione, soltanto una prospettiva di continuo invio ma nessuna prospettiva di negoziato di pace. A Ramstein si è parlato di tutto, ma non si è parlato di negoziati e di pace”, ha spiegato il pentastellato.

“La nostra posizione la conoscete da tempo sosteniamo l’Ucraina, però è chiaro che l’Italia ha dato il suo, ma adesso l’Italia, nella sua tradizione, deve essere in prima fila per dare un contributo per la via diplomatica. Quindi non siamo favorevoli a un ulteriore invio” ha concluso Conte con un’invito che, al solito, è stato ignorato dalla maggioranza.

Ira delle opposizioni

Ancor più netto il deputato Arnaldo Lomuti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Esteri, intervenendo nell’aula della Camera in discussione generale sulla conversione in legge del decreto che proroga di un anno le forniture di armi all’Ucraina.

Secondo il pentastellato “come emerso dal vertice di Ramstein e anche dalle dichiarazioni del trasversale ‘Partito della guerra’ appena sentite in quest’aula, si è deciso per un’ulteriore pericolosissima escalation militare, accettando senza battere ciglio il rifiuto delle parti a negoziare e puntando tutto sulla sconfitta militare della Russia”.

“Una sconfitta che ora prevede anche la riconquista della Crimea, scommettendo che la preannunciata reazione nucleare di Mosca sia un bluff. Una roulette russa atomica puntata alla testa dell’Europa e del mondo intero” ha spiegato Lomuti secondo cui siamo davanti a un Whatever It Takes di draghiana memoria ma applicato al conflitto.

Cosa ancor più grave, secondo il deputato M5S, è che “c’è già chi inizia a ipotizzare la necessità di inviare non solo armi ma anche truppe. Una pazzia da Dottor Stranamore” quando, invece, servirebbe un impegno “al raggiungimento della pace”.