Il fronte dei giudici sfida il governo e le norme sui migranti

I giudici sfidano il governo e i decreti sui migranti: il pg di Catania dà ragione alla Apostolico e boccia pure lui il dl Cutro.

Il fronte dei giudici sfida il governo e le norme sui migranti

Probabilmente la vera notizia è che non c’è una notizia. Davanti alla polemica surreale che vede nell’occhio del ciclone Iolanda Apostolico, magistrato di Catania che ha avuto la “colpa” di non convalidare i fermi disposti dai questori per i migranti, contravvenendo così ai dettami del governo contenuti del Dl Cutro, a destare stupore è il silenzio del ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Dopo l’intervista di domenica, in cui diceva che la giudice poteva manifestare ma non doveva farlo, di fronte ai nuovi giudizi che demoliscono il dl Cutro era attesa una parola. Che invece non è arrivata. Così come la richiesta di procedimento disciplinare o l’invio di ispettori ministeriali. La conseguenza è che dinanzi al comportamento di Matteo Salvini e della Lega che hanno tirato fuori “il video dei veleni”, i magistrati hanno avuto modo e tempo di riorganizzarsi e fare quadrato.

I giudici sfidano il governo: il secondo provvedimento

L’ultimo caso è delle scorse ore, quando il giudice Rosario Cupri, anche lui magistrato in attività a Catania, non ha convalidato il trattenimento di sei migranti a Pozzallo, disposto dal Questore di Ragusa. Un comportamento, come detto, simile a quello della collega Apostolico, che il 29 settembre ha rigettato un’analoga richiesta nei confronti di quattro tunisini nel centro di accoglienza, sconfessando di fatto il decreto del governo. I migranti erano assistiti dall’avvocato Rosa Emanuela Lo Faro e dall’avvocato Fabio Presenti. I sei distinti provvedimenti del giudice Rosario Cupri, secondo quanto si apprende, sono sostanzialmente sovrapponibili tra loro per la similitudine dei casi.

La ciliegina sulla torta

Ma non è tutto. A cementare i magistrati sono state le parole del Procuratore generale della Procura etnea, Carmelo Zuccaro. “Qualunque linciaggio è sempre da deprecare, quindi immagini se posso approvare il linciaggio nei confronti di un magistrato che fa il proprio dovere”, è la risposta a una domanda ad hoc dei giornalisti sulla bufera che ha investito la magistrata.

Ma sul video che la riprende alla manifestazione che tanto ha fatto discutere tanto da spingere il Carroccio a chiedere le dimissioni della magistrata, Zuccaro resta abbottonato: “Non posso anticipare dei giudizi”. Anche se la sensazione, viste le sue precedenti dichiarazioni, è tutt’altro che imprevedibile.

Ora, però, vedremo cosa succederà. I pm romani trasmetteranno le carte per competenza ai colleghi siciliani, dopo che un carabiniere si è attribuito la paternità del filmato – riferendo di averlo girato con il proprio telefonino e condiviso in una chat con amici e colleghi – e i suoi superiori hanno segnalato il caso alla procura di Catania.

A riscaldare il clima dell’agone politico, però, ci ha pensato il leader dei Verdi Angelo Bonelli che  ipotizza la violazione del segreto d’ufficio da parte di un pubblico ufficiale, scatenando la reazione isterica della Lega. La denuncia di Bonelli finirà in un fascicolo aperto a modello 45, ossia senza indagati e ipotesi di reato e poi sarà inviata.

Difficile però che l’inchiesta possa radicarsi alla procura di Catania che avrebbe già aperto un fascicolo sul video del carabiniere: la Apostolico potrebbe essere parte lesa e in questa ipotesi gli atti dovrebbero essere necessariamente girati a Messina, competente a giudicare i procedimenti che riguardano i magistrati catanesi. Sul carabiniere invece non sarebbe stato aperto nessun procedimento disciplinare.