Il Governo sceglie i vertici militari. Battaglia aperta sulla Cyber security, per ora non c’è il renzianissimo Carrai

Pronta la bozza del decreto che avvia l’Agenzia per la lotta alla criminalità informatica. Non c’è il renzianissimo Carrai, per ora

La telenovela della nomina di Marco Carrai a “sceriffo” della lotta alla criminalità informatica continua ad agitare i rapporti tra Palazzo Chigi, Quirinale e apparati dei servizi segreti e, di fatto, sta bloccando tutta una serie di altre nomine nel comparto sicurezza. Ma qualcosa si muove, dopo settimane di conflitti sotterranei. La bozza di un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che istituisce la nuova struttura è pronta ed è stata partorita, in prima battuta, dalla direzione dell’Aise, il servizio segreto estero. Potrebbe essere corretta e approvata in uno delle prossime riunioni del Consigli dei ministri, a partire da quella di domani. Chi l’ha letta garantisce che al momento il nome di Carrai, grande amico e finanziatore del premier, però non c’è. L’idea di Matteo Renzi, insomma, sarebbe quella di procedere in due tempi anche per smorzare le polemiche: prima la struttura, con relativi poteri e soldi, e poi il suo capo. Che però, nel caso vincesse la linea del Quirinale e del sottosegretario con delega ai servizi, Marco Minniti, potrebbe anche essere il generale della Guardia di Finanza Paolo Poletti, da meno di un anno vicedirettore proprio dell’Aise. Il partito trasversale contrario alla nomina di Carrai continua a puntare il dito sul suo potenziale conflitto d’interessi, visto che ha un’azienda di sicurezza informatica, e poi, a mezza bocca, su una sua “eccessiva” vicinanza a Israele, che non è un Paese Nato. Anche le altre nomine sono seguite con grande attenzione da Sergio Mattarella, insieme ai due consiglieri militari del Quirinale, i generali Rolando Mosca Moschini (ex comandante della Guardia di Finanza) e Roberto Corsini (aeronautica militare). Il problema più urgente da affrontare è quello della sostituzione del capo di stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, travolto dall’inchiesta di Potenza. Al suo posto si parla molto dell’ammiraglio Valter Girardelli, che come capo di gabinetto della ministra della Difesa Roberta Pinotti sembra proprio avere la strada spianata.

INCASTRI – L’altra poltrona di prima classe che si libera è quella di comandante della Guardia di Finanza, causa andata in pensione del generale Saverio Capolupo. Il ministro competente sarebbe quello dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che però ha deciso di non mettersi di mezzo e di lasciar fare a Palazzo Chigi. Insomma, a Luca Lotti. E qui il nome che sarebbe stato già scelto, con benedizione di Renzi, resta sempre quello del generale Giovanni Toschi, curriculum inappuntabile. Con un solo piccolo dubbio: potrebbe non avere il pieno appoggio di Mosca Moschini. Ai servizi tutto dipende dalla sorte di Giampaolo Massolo, l’ambasciatore che guida il Dis, ovvero il vertice della piramide. Se dovesse uscire di scena potrebbe essere sostituito dal direttore dell’Aise, Alberto Manenti, che però una parte del governo non vuole spostare, visto che si muove bene in Libia.