Il governo si scorda del Lavoro: ddl fermo da sette mesi

Le opposizioni denunciano lo stallo sul ddl Lavoro della ministra Calderone: è fermo da 7 mesi e da 2 si attendono i pareri agli emendamenti.

Il governo si scorda del Lavoro: ddl fermo da sette mesi

Tutto fermo, da sette mesi. Il disegno di legge sul lavoro, presentato dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, è bloccato. E il governo, denunciano le opposizioni, non ha neanche dato i pareri in commissione agli emendamenti presentati. La denuncia viene formulata dai capigruppo in commissione Lavoro alla Camera delle opposizioni: Arturo Scotto (Pd), Valentina Barzotti (M5S), Franco Mari (Avs) e Antonio D’Alessio (Azione).

La richiesta è quella di ritirare il collegato Lavoro alla legge di Bilancio del 2022, presentato da Calderone e varato l’8 novembre del 2023. La ministra, allora, aveva chiesto “la massima urgenza” alla Camera sul testo. Ma sono passati più di sette mesi e “il governo non è stato in grado nemmeno di dare i pareri in commissione Lavoro agli oltre trecento emendamenti presentati ormai più di due mesi fa”.

Inoltre, denunciano ancora le opposizioni, nessuno dal governo si degna “di dare una spiegazione”. Per i capigruppo dei partiti di opposizione c’è da capire se si tratti di “sciatteria” o di una “forma di sfiducia” alla ministra del Lavoro, lamentando come il Parlamento non possa “essere trattato come un soprammobile dell’esecutivo”. 

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La replica del ministero non si fa attendere, assicurando che il provvedimento è “tutt’altro che fermo”. Il ministero, viene assicurato, sta “affrontando e approfondendo nel merito gli oltre 300 emendamenti, con le dovute istruttorie e fornendo i pareri atti a individuare le necessarie e idonee coperture finanziarie”. Emendamenti, viene spiegato ancora, che incidono sulle competenze di vari ministeri, allungando ulteriormente i tempi.

A questa spiegazione ne aggiunge un’altra il presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto, assicurando che “l’iter sta andando avanti”, pur ammettendo difficoltà nell’esame degli emendamenti: la motivazione, spiega, è che “non sono state individuate dai presentatori idonee fonti di copertura”, quindi a suo giudizio l’attacco al governo è “strumentale”, non tutte le responsabilità ricadrebbero sull’esecutivo.

La maggioranza e il governo, assicura la relatrice e deputata leghista, Tiziana Nisini, “hanno tutta l’intenzione di andare avanti” sul ddl. Spiegazioni che non convincono le opposizioni, come dimostrano le parole di Scotto: “Il governo non è impegnato a esaminare” gli emendamenti, “è semplicemente in ritardo”. Per il deputato del Pd, infatti, la commissione ha ammesso gli emendamenti delle opposizioni “già due mesi fa” e questo dimostra che “non siamo davanti a un problema tecnico, ma a un problema politico”.