Il governo vara il bavaglio sulle ordinanze cautelari

Ennesimo bavaglio alla stampa: stop alla pubblicazione delle ordinanze cautelari. Ma a Milano avvocati, giudici e giornalisti si accordano

Il governo vara il bavaglio sulle ordinanze cautelari

Nel giorno in cui è iniziata alla Camera la discussione generale sul ddl per la separazione delle carriere dei magistrati, in consiglio dei Ministri è approdato il decreto che vieta la pubblicazione integrale delle ordinanze cautelari.

Un ennesimo bavaglio, che obbligherà i giornalisti a riportare solo riassunti dei documenti, limitando il diritto a informare ed essere informati, ed esponendo i cronisti a decine di cause per diffamazione. Unica nota positiva del decreto, è che non sono previste sanzioni per chi violerà il divieto (si era parlato di multe fino a 500mila euro). Almeno per adesso (l’intenzione dichiarata della maggioranza è di introdurre nuove sanzioni in seguito).

“È vietata la pubblicazione delle ordinanze che applicano misure cautelari personali” fino a che non siano “concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare”, recita il testo presentato in Cdm.

Mentre a Roma si vieta, a Milano magistrati e giornalisti trovano un accordo

Intanto però c’è chi corre ai ripari. Come al palazzo di Giustizia di Milano, dove ieri è stato presentato il protocollo sottoscritto dal  presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti lombardo, Riccardo Sorrentino, dal presidente dell’Ordine degli Avvocati, Nino La Lumia, dalla presidente della Camera Penale di Milano , Valentina Alberta, dal procuratore Marcello Viola, in base al quale le ordinanze di custodia cautelare che hanno “interesse pubblico” saranno diffuse ai media.

“Tutelare la presunzione di innocenza e favorire la comunicazione”

“I lavori per arrivare a questa sintesi – ha spiegato il presidente del tribunale Roia – sono cominciati nel giugno del 2023 con lo scopo di tutelare la presunzione d’innocenza e favorire una comunicazione che risponde ai criteri di correttezza e continenza. I giornalisti potranno chiedere accesso a una copia dell’ordinanza, o anche ai decreti di sequestro e alle sentenze, dopo che ne avranno avuto conoscenza gli avvocati, evitando le rincorse per avere il testo presso singoli magistrati e avvocati”.

Viola: “Con la nuova legge, giornalisti non aiutati”

Per Viola, l’intesa rappresenta “un più che soddisfacente punto d’incontro tra tutte le esigenze in discussione, utile per risolvere nodi e criticità ed evitare informazioni distorte e il dilagare di notizie sui social e sul web non dotate di particolare certezza”. “Se dovesse passare la legge sulla parafrasi delle ordinanze”, ha aggiunto Viola, “sarebbe richiesto uno sforzo di sintesi che non aiuterebbe i giornalisti”.

Roia: “Presunzione d’innocenza già tutelata dai Gip nelle ordinanze”

“Con la nuova legge” che vieta la pubblicazione integrale o anche di alcune parti di un’ordinanza di custodia cautelare, ha sottolineato Roja, “non cambia nulla. Nelle ultime due ordinanze significativo”, quelle sul caso che riguarda le Curve Nord e Sud dello stadio Meazza e qualla con al centro la presunta rete di cyber-spie, “i gip hanno fatto un lavoro di sintesi e assemblaggio evidenziando solo gli elementi del grave quadro indiziario e tutelando i terzi estranei”.

Per Roia, “la legge che impone uno sforzo di sintesi non aiuta” la corretta informazione che altresì “viene rappresentata meglio citando le ordinanze”, le quali a monte “devono rispettare i criteri di tutela delle terze parti estranee” alla vicenda.