Il M5S blocca l’intesa sul Copasir

Salta la nomina dell'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini alla presidenza del Copasir. La seduta è stata rinviata.

Il M5S blocca l’intesa sul Copasir

A presiedere in questa legislatura la Commissione per la Sicurezza della Repubblica (Copasir) doveva essere, da oggi, l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Come noto, parliamo di un organo di garanzia che prassi vuole spetti alle opposizioni, ma la nomina, quando il dato sembrava ormai tratto, è saltata, perché il M5S, sentendo puzza di fregatura, sulla Vigilanza Rai ha bloccato l’intesa sul Copasir. Se ne riparlerà, forse, martedì prossimo.

Salta la nomina dell’ex ministro della Difesa Guerini alla presidenza del Copasir. La seduta è stata rinviata

Stando a quanto è stato riferito, a provocare il rinvio della seduta sarebbe stata la richiesta arrivata dai 5S, di chiudere un accordo che comprendesse le presidenze di Vigilanza Rai e Copasir. Secondo alcune fonti, poi, si sarebbero riscontrati problemi nel centrodestra sulla nomina del vicepresidente del Comitato per la sicurezza della Repubblica. Dal Pd rassicurano che alla fine sarà nominato Guerini e chiedono tempi stretti.

Il problema, proprio per quanto riguarda il vertice del Copasir, è che in questa legislatura di opposizioni ce ne sono tre: Pd, Movimento cinque stelle e Terzo Polo. Ed è qui che la questione si complica. C’era un accordo di massima tra dem e pentastellati sul nome di Guerini. E, in una sorta di politico do ut des, quest’intesa doveva prolungarsi anche alla Vigilanza Rai, altra commissione di garanzia per cui vale lo stesso principio.

Formalmente, per quanto riguarda la Vigilanza Rai, il nome su cui si era trovata convergenza è quello di Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento e fedelissimo di Giuseppe Conte. Quello di Ricciardi però non è un nome gradito a tutti, nella maggioranza. Una alternativa potrebbe quindi essere Chiara Appendino, il cui nome è già stato fatto in passato per la Vigilanza. Al di là degli accordi, tuttavia, le incognite non mancano.

E le incognite hanno un nome e un cognome: Matteo Renzi. Che sia proprio l’ex premier ad occuparsi della vicenda è d’altronde cosa esplicitata anche dall’alleato Carlo Calenda qualche giorno fa: “Noi lavoreremo per avere la Vigilanza, ci mancherebbe. Questo è un lavoro che sa fare benissimo Matteo Renzi, se ne sta occupando lui. Dopodiché se arriva arriva, sennò ciccia”, aveva detto il leader di Azione intrattenendosi con i cronisit.

Dunque è l’ex segretario del Pd a lavorare sul dossier della Vigilanza Rai. Per ottenerla, però, occorrerebbero i voti del centrodestra. È noto, in questo senso, che proprio Renzi era stato accusato di aver votato per Ignazio La Russa come presidente del Senato, neutralizzando l’astensione di Forza Italia: il leader d’Italia viva, però, ha sempre smentito.

Non solo. I retroscena parlano anche di trattative incrociate. E dunque di un accordo proprio tra Pd e Terzo Polo che vedrebbe l’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ottenere la presidenza del Copasir, con Maria Elena Boschi eletta al vertice della Vigilanza Rai: in pratica due renziani – anche se Guerini non è mai uscito dal Pd – per due commissioni chiave. Ed è proprio questo il nome che circola se alla fine dovesse spuntarla il Terzo Polo. In una partita, però, nella quale se dovesse invece reggere l’intesa tra Pd e Cinque stelle, il Terzo Polo rischia proprio di non toccare palla.

Voci per adesso, nulla più. Solo evidentemente nei prossimi giorni capiremo quanto di concreto ci sia nei presunti accordi che in questi giorni si sono rincorsi, tra voci reali e intese millantate. Senza dimenticare un altro dettaglio: molti parlamentari dem stanno facendo enormi sforzi, anche in vista dell’elezione del nuovo segretario, per trovare spazio e maniera per ricucire i rapporti con il Movimento cinque stelle.

È evidente che se dovesse trovare concretezza la mediazione con Renzi e Calenda, sarà difficile recuperare un rapporto. Insomma, la questione è tutt’altro che chiusa. A maggior ragione se si considera che all’orizzonte ci sono le elezioni regionali. E, a vedere quanto sta accadendo da una parte in Lombardia e dall’altra nel Lazio, la questione è tutt’altro che chiara e risolta.

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