Il Mezzogiorno impoverito e svuotato: la doppia crisi economica e demografica

Il Mezzogiorno non solo è sempre più povero rispetto al Centro-Nord, ma diventa anche sempre più spopolato.

Il Mezzogiorno impoverito e svuotato: la doppia crisi economica e demografica

Il Mezzogiorno non è solo più povero, ma rischia di diventare anche spopolato. Anzi, lo è già, ma la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente da qui al 2080. L’ultimo rapporto Svimez sul Meridione evidenzia diversi aspetti critici, a partire dal minor numero di nascite a fronte di una speranza di vita più alta che rende l’Italia tra i Paesi più anziani al mondo. Con le migrazioni che hanno ampliato gli squilibri demografici tra Nord e Sud.

I migranti, infatti, vanno soprattutto al Nord, permettendo di ringiovanire la popolazione di quei territori. Al Mezzogiorno, invece, si perde una larga fetta di popolazione, soprattutto di giovani qualificati. Non un caso, considerando anche un mercato del lavoro molto vulnerabile: quasi quattro lavoratori su dieci hanno un impiego a termine e la precarietà li induce a lasciare il Sud. 

La crisi del Mezzogiorno dal punto di vista economico

Partiamo dai dati economici, però. Il Pil nel Mezzogiorno è in aumento dello 0,4% nel 2023, con una crescita che è la metà del Centro-Nord (+0,8%) e un dato nazionale molto più alto (+0,7%). Ritorna, insomma, il divario di crescita tra Nord e Sud dopo un biennio di sostanziale allineamento. A incidere è soprattutto l’andamento dei consumi.

Causato, con l’inflazione, dalla contrazione dei redditi disponibili: al Meridione scendono del 2% contro un dato dimezzato al Centro-Nord. L’inflazione ha colpito soprattutto le famiglie a basso reddito, che vivono prevalentemente nel Mezzogiorno. I salari in Italia, peraltro, sono maggiormente in contrazione rispetto al resto dell’Ue: parliamo di 10,4 punti contro i 5,9 registrati tra il secondo trimestre del 2021 e il secondo trimestre del 2023. 

Va leggermente meglio la ripresa dell’occupazione, che resta però precaria al Meridione: quattro lavoratori su dieci (il 22,9%) hanno un’occupazione a termine, mentre la percentuale al Centro-Nord è del 14%. Aumenta, inoltre, la povertà assoluta: al Sud riguarda 2,5 milioni di persone, in aumento di 250mila rispetto al 2020. Insomma, il lavoro oltre che precario è anche mal retribuito.

Il Pil continua a essere più basso al Mezzogiorno, anche se il Superbonus 110% ha dato una spinta importante all’economia del Sud e al settore delle costruzioni: parliamo di un beneficio del 18,9% contro l’11,9% del Centro-Nord. Molto minore, però, il contributo dell’industria. 

La popolazione in fuga dal Meridione, sempre più svuotato

Centrale è anche la questione demografica. Tra il 2002 e il 2021 più di 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Mezzogiorno, di cui l’81% per andare verso il Centro-Nord. Se consideriamo anche chi è poi rientrato, il Sud ha comunque perso 1,1 milioni di residenti. Soprattutto giovani che si sono trasferiti in altre zone d’Italia: parliamo di 808mila under 25, di cui 263mila laureati. 

Le previsioni per il futuro sono drammatiche: nel 2080 si stima una perdita di oltre 8 milioni di residenti per il Mezzogiorno. La popolazione passerà dal rappresentare il 33,8% del totale italiano a solamente il 25,8%. Si perderà soprattutto la popolazione giovane e in età da lavoro, più che nel resto del Paese. Insomma, il Mezzogiorno diventerà l’area più vecchia del Paese, con un’età media di 51,9 anni, contro una media al di sotto dei 51 anni sia per il Centro che per il Nord.