Ecco il modello Ruanda: il Regno Unito dà il via alle deportazioni forzate dei clandestini

Il modello Ruanda del Regno Unito è realtà, iniziate le deportazioni forzate dei clandestini: decine di migranti arrestati.

Ecco il modello Ruanda: il Regno Unito dà il via alle deportazioni forzate dei clandestini

Qualcuno lo ha definito “modello Ruanda”, nel tentativo grottesco di ingentilire quella che è a tutti gli effetti una vera e propria deportazione di clandestini programmata dal governo del Regno Unito. Una pratica che, dopo infinite polemiche, è diventata realtà, visto che il ministero degli Interni britannico ha pubblicato un video sui social network ufficiali in cui si vedono diversi agenti della polizia britannica intenti a prelevare i migranti dai loro luoghi di residenza, in territorio britannico, in vista della loro imminente deportazione in Ruanda.

Scene barbare in cui gli agenti entrano nelle case e portano fuori le persone in manette, stipandole nel retro di alcuni furgoni. Insomma il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, che da tempo si è impegnato in una lotta senza quartiere all’immigrazione clandestina trovando il plauso della premier Giorgia Meloni, non ha voluto sentire ragioni e ha deciso di andare avanti.

Norma discutibile

Del resto, sul tema, il parlamento britannico pochi giorni fa ha approvato una normativa che costringe i migranti che non superano la procedura di asilo a lasciare il Paese ed essere trasportati forzatamente in Ruanda. Rastrellamenti che riportano alla mente le pagine più nere della storia europea che, secondo Buckingham Palace, entreranno nel vivo “nelle prossime nove-undici settimane”, ossia quando inizieranno i voli per rimpatriare forzatamente i clandestini. Molto curiosamente, la nuova legislazione adottata dal Regno Unito prende il nome di legge sulla “sicurezza del Ruanda”, anche detta “Asilo e immigrazione”, anche se sembra molto lontana dal concetto di accoglienza a cui una tale denominazione vorrebbe rimandare.

Quello che fa storcere la bocca è che la norma, a dir poco contestata, è stata varata in risposta a una decisione della Corte Suprema del Regno Unito che aveva bloccato i voli di deportazione perché il governo britannico non poteva garantire la sicurezza dei migranti inviati in Ruanda.

Proprio per questo, il primo ministro Sunak era corso ai ripari firmando un nuovo trattato con il governo di Kigali per rafforzare le tutele per i migranti, patto in base al quale Londra ha dichiarato il Ruanda un Paese sicuro Una controversa normativa che dovrebbe far accapponare la pelle, ma che in Italia – e nell’Unione europea – viene vista come una possibile soluzione ai flussi di clandestini dal nord Africa.

Il modello Ruanda lede i diritti

A dirlo molto chiaramente è il quotidiano tedesco online Dw che alcuni giorni fa ha fatto sapere che dietro ai tre nuovi accordi con la Tunisia del presidente Kais Saied, stipulati nell’ambito del cosiddetto Piano Mattei e per un totale di 105 milioni di euro, ci sarebbe l’intenzione di individuare a Tirana e dintorni “un luogo privilegiato per i richiedenti asilo che entrano nell’Unione europea con mezzi irregolari” sul “modello Ruanda” del Regno Unito.

Si tratta di accordi, voluti dalla Meloni e anche dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, che per Salsabil Chellali, direttore tunisino della Ong Human Rights Watch, “minano addirittura i diritti dei rifugiati e dei migranti” in quanto “in Tunisia, migranti, richiedenti asilo e rifugiati subiscono gravi abusi commessi dalle forze di sicurezza, tra cui la Guardia Nazionale e la guardia costiera durante le intercettazioni in mare, e, una volta rimpatriati, continuano a subire maltrattamenti, arresti arbitrari, detenzione ed espulsione collettiva”.

Tutte precisazioni che, però, non sembrano aver mosso a compassione l’Unione europea, che continua a puntare agli accordi con Tunisi con rinnovata fiducia, proprio grazie alla nuova norma applicata nel Regno Unito.