Il Movimento non si tocca. Minacce di morte al giornalista de Le Iene che ha sollevato il caso firme a Roma

Il giornalista de Le Iene che ha svelato il problema nella raccolta firme per la Raggi ha ricevuto insulti di ogni genere, fino alle minacce di morte

Con il servizio di domenica scorsa, Filippo Roma de Le Iene, ha portato a galla un vizio di forma nella raccolta delle firme a sostegno di Virginia Raggi sindaco, mostrando un’incongruenza tra la data delle sottoscrizioni e il giorno della consegna delle stesse. Un dettaglio che pesa più in termini di incompetenza dei delegati pentastellati che di legittimità del voto popolare, ma che diventa un macigno se si analizzano le reazioni dei grillini. Il giornalista è stato preso d’assalto con insulti di ogni genere, dalle minacce di morte agli attacchi personali. I paladini dell’onestà non comprendono che le firme false, a Roma piuttosto che a Bologna o Palermo non rappresentano la pagliuzza trascurabile in un clima di diffusa corruzione, ma la trave pesantissima di un sistema fine a se stesso che non apporta soluzioni concrete. La corruzione, infatti, non si combatte solo con la magistratura, ma la prevenzione è meglio della cura. La disonestà germoglia a ritmi velocissimi quando si annida in un contesto di qualunquismo e pressapochismo, perché chi si organizza per rubare ha un livello di preparazione infinitamente superiore a quella di un manipolo di amministratori spesso incompetenti.

Incompetenza – Lo scudo contro la corruzione è infatti la competenza, anticorpo fondamentale che consente alla classe dirigente di sviluppare i sensori che fiutano il potenziale male prima che si manifesti. Una giunta preparata non delega le scelte più importanti al Marra di turno e non si affida a dirigenti ereditati da vecchie esperienze fallimentari. La politica non può essere solo consenso, e fallisce laddove interpreta quest’ultimo come punto di arrivo e non come strumento per realizzare piani concreti dettati dalle priorità circostanziali. Il M5S non perderà voti per aver commesso un falso nella presentazione delle candidature. Se lo scopo è restare in auge, forse questa storia addirittura li rafforzerà, perché quando i fedeli si sentono attaccati reagiscono in branco ad auto-tutela e rendono l’attacco la loro prima arma di difesa, nascondendo l’incompetenza dietro a un sentimento cameratesco che tanto appaga. Ma l’appartenenza fideistica spogliata dalla cognizione razionale è solo l’ultima frontiera di una politica che non è più in grado di dare risposte forti ai problemi. La trincea dell’onestà blandita come risultato di un percorso è l’ultimo baluardo di una denuncia scarnificata del suo valore più forte che è l’alternativa. Non c’è alternativa nella mente di chi minaccia di morte un giornalista che porta alla luce un problema. Non c’è alternativa nel modo di fare di chi segue i programmi televisivi solo fino a quando sono in perfetta linea con i propri pensieri. Non c’è alternativa quando non si comprende che a Roma, non mancano solo le firme per le candidature ma mancano le firme su delibere concrete in grado di cambiare la città.