Le Lettere

Il Papa di Gaza

Per volontà di Papa Francesco la Papamobile sarà attrezzata come ambulanza e sarà donata a Gaza. Nobile gesto, ma una goccia nel mare. Spiace dirlo, ma nella sua posizione avrebbe potuto fare di più per fermare una strage immane.
Stefano A. S.
via Facebook

Gentile lettore, se mai entrerà a Gaza, la Papamobile durerà poco: gli israeliani la distruggeranno come fanno con tutte le ambulanze. A parte questo, mi sottraggo anch’io al generale (e spesso ipocrita) osanna postumo: il maggiore leader spirituale del mondo avrebbe potuto fare di più. Cito le prime cose che mi vengono in mente: richiamare il Nunzio Apostolico di Gerusalemme, che equivale a un ambasciatore; parlare all’Onu, denunciando l’immane ecatombe e chiedendo sanzioni a Israele; scrivere ai governi europei e a Biden ammonendo che il silenzio è complicità; convocare un congresso di tutte le religioni – cristiani, musulmani, ebrei, induisti, buddisti – per esprimere condanna a Israele. Avrebbe guadagnato alla Chiesa una stima a dir poco immensa in tutto il mondo. Avrebbe potuto fare tanto. Ma non ne ha avuto l’animus e umanamente posso capirlo: una tale battaglia avrebbe richiesto grandi energie fisiche e mentali e lui si sentiva anziano e debole. Avrà anche temuto che la reazione rabbiosa della stampa occidentale, dominata da poteri sionisti, potesse fare danni gravi alla Chiesa e intaccare il suo lascito. Capisco tutto, però non si dica che fu l’eroe e il protettore della Palestina. Non lo è stato. Ha compiuto gesti di carità, apprezzabili ma troppo piccoli, come avrebbe potuto compiere uno qualsiasi di noi. Ma il Papa non è uno di noi: è il Papa.