Il Papa presto in Russia? Il giallo dell’invito di Putin al Santo Padre

Il Vaticano per ora smentisce il Cremlino. Ma Papa Francesco potrebbe partire presto per la Russia.

Il Papa presto in Russia? Il giallo dell’invito di Putin al Santo Padre

Lo sappiamo bene: la politica russa non brilla in fatto di trasparenza e si alimenta ormai da anni di retroscena, sotterfugi, notizie pubblicate e poi smentite. E quella che viaggia nelle ultime ore e negli ultimi giorni rimbalzando di fatto in tutto il mondo, non è da meno. Il Papa sarebbe stato invitato direttamente da Vladimir Putin i Russia. E Papa Francesco stesso non avrebbe detto di no. Una notizia che da una parte avrebbe del clamoroso, dall’altra però mostrerebbe come Bergoglio voglia lavorare in ogni modo per raggiungere una pace stabile.

Il Vaticano per ora smentisce il Cremlino. Ma Papa Francesco potrebbe partire presto per la Russia

Dobbiamo però stare sui fatti. Quello che è certo, per ora, si apprende da fonti della Santa Sede, è che Papa Francesco non ha accettato nessun invito. Mentre il Cremlino, al contrario, non ha al momento smentito la notizia di un invito partito proprio da Mosca per San Pietro. Non si può escludere, pertanto, che in base all’evoluzione degli eventi, se servisse ad aprire reali spiragli di pace tra Russia e Ucraina, il papa possa prendere in considerazione eventuali visite a Mosca.

Di certo Bergoglio compirà “tutti gli sforzi per trattare”. Ma dove nasce questo ennesimo giallo? A riportare la notizia per primi è stato il sito francese Intelligence online: “L’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Ivan Soltanovsky, ha invitato papa Francesco a incontrare Vladimir Putin a Mosca a giugno. Da parte russa, il dossier è gestito personalmente dall’eminenza grigia Iouri Ouchakov, consigliere presidenziale per gli affari diplomatici”.

Bergoglio non ha mai nascosto di essere disposto ad andare a Mosca per risolvere la crisi internazionale

In ogni caso, per Intelligence online “la visita papale in Russia riguarda il negoziato, dietro le quinte, portato avanti dall’inizio della guerra in Ucraina”. Per la testata di Parigi “il papa ha accettato” l’invito. E ieri mattina i media russi hanno rilanciato la notizia. Ma, sulla decisione del pontefice in merito, come detto, le cose stanno diversamente, almeno per ora.

In questo turbinio di notizie che avanzano e che poi vengono smentite, però, bisogna tener conto della posizione che il Pontefice ha avuto nel corso dei mesi. Nell’udienza generale di due giorni fa, tanto per citare il caso più recente, Papa Francesco ha lanciato l’ennesimo appello perché i conflitti siano risolti attraverso il negoziato, dall’Ucraina alla Palestina: “Non dimentichiamo mai: la guerra sempre è una sconfitta, dobbiamo fare tutti gli sforzi per trattare, per finire la guerra, preghiamo per questo”.

Più volte Francesco è stato invitato a Kiev e ha sempre risposto che sarebbe andato in Ucraina solo quando sarebbe potuto andare anche in Russia. È chiaro che il Papa sarebbe disposto ad andare. Verso la fine del primo anno di guerra aveva detto, rispondendo proprio a una domanda su Putin: “Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza che sia in guerra e che sia l’aggressore. Delle volte il dialogo si deve fare così: puzza, ma si deve fare. Sempre un passo avanti, la mano tesa, sempre. Perché al contrario chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace. A volte non accettano, peccato, ma il dialogo va offerto sempre”.

È molto probabile che il Vaticano voglia muoversi

Non solo. Nella recente intervista alla tv svizzera Rsi, peraltro, Francesco lo aveva detto chiaramente: “Il secondo giorno della guerra sono stato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede a dire che ero disposto ad andare a Mosca a patto che Putin mi lasciasse una finestrina per negoziare. Mi scrisse Lavrov dicendo grazie ma non è il momento. Putin sa che sono a disposizione”. Insomma, al di là delle smentite che in questa fase hanno una valenza più politica che altro, è molto probabile che il Vaticano voglia muoversi. E forse è l’unica figura che potrebbe risolvere la crisi internazionale, vista l’inefficienza della politica .