Il Parlamento adesso balla unito

di Stefano Sansonetti

Il dato è a dir poco sorprendente. A quanto pare nelle aule parlamentari italiane c’è un argomento in grado di mettere d’accordo Lega, Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia e Sel. E questo solo per limitarsi all’ultima legislatura. Se invece si allarga l’analisi storica, ci si accorge che l’accordo rischia di estendersi a quasi tutto l’arco politico. Di che si tratta? Semplice, del destino dell’Accademia nazionale di danza, istituto di alta formazione artistica che rientra sotto l’egida del ministero dell’istruzione guidato da Stefania Giannini. Da quando si è insediato l’ultimo parlamento la struttura è stata toccata da ben 10 tra interrogazioni e interpellanze. Ma la cifra sale a oltre 30 se si considerano le interrogazioni degli ultimi anni. Naturalmente dietro tanto interesse, peraltro in un momento in cui il Paese ha problemi di ben altra consistenza, non c’è solo la passione per la danza. Più verosimile che l’appetito per certe poltrone, e le sponsorizzazioni politiche, abbiano acceso i riflettori su una realtà che comunque ha diversi problemi.

LA SITUAZIONE
Diciamo subito che l’Accademia nazionale di danza (88 docenti e circa 450 allievi) deve rinnovare l’incarico di direttore. Ora, l’istituto è affidato dal novembre del 2013 a un commissario, Bruno Carioti, il cui mandato scade il 31 ottobre prossimo. Carioti non ha nessuna intenzione di mollare l’osso e intende candidarsi. Apriti cielo. A qualcuno questa intenzione non va giù per niente. Per il deputato Gianfranco Sammarco (Ncd), firmatario dell’ultima interrogazione in ordine di tempo, il commissario si sarebbe scritto a proprio uso e consumo un regolamento per “agevolare” la sua candidatura. Si dà infatti il caso che Carioti, per 15 anni direttore del Conservatorio dell’Aquila, sia senza dubbio un esperto di musica. Ma non di danza, secondo Sammarco. C’è una vecchia norma del 1948 (per la precisione il dlgs 1236), che stabilisce che il direttore dell’Accademia “deve essere compositore di danza di riconosciuto valore”. Mentre nel recente regolamento per l’elezione, all’articolo 3, Carioti ha fatto scrivere tra i requisiti il possesso di “una documentata esperienza professionale e di direzione acquisita anche in ambito multidisciplinare e internazionale”. Norma ad hoc?

LE REPLICA
“Ma figuriamoci”, risponde a La Notizia il commissario, il quale precisa che quell’espressione altro non è che “un copia e incolla del dpr 132 del 2003 di riforma degli istituti artistici, il quale ha superato la legge del 1948”. E poi, aggiunge, “il regolamento che ho scritto è stato approvato dal collegio dei professori e dal Cda dell’Accademia”. Di più, perché “in una lettera al ministro Giannini 59 docenti hanno preso le distanze dall’interrogazione”. Il fatto è che sulla gestione dell’Accademia, anche prima dell’arrivo di Carioti, arrivano interrogazioni da più di un anno. Il primo, nell’ultima legislatura, è stato il leghista Gianluca Buonanno il 10 luglio del 2013. Il 24 ottobre di quello stesso anno è stata la volta di un’interrogazione dei deputati di Sel Giancarlo Giordano, Cathia Ileana Piazzoni e Celeste Costantino. Tutti chiedevano conto delle anomalie nella gestione dei corsi nell’era di Margherita Parrilla, dal 1996 all’ottobre 2013 inamovibile direttrice della struttura anche i deroga alle norme sul limite dei mandati. Alle due interrogazioni rispose l’allora sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria, ricordando i risultati di un’ispezione ministeriale che avevano “effettivamente evidenziato irregolarità e carenze sotto il profilo amministrativo, contabile e anche di programmazione dell’attività”. Ma la questione, l’11 e il 17 luglio di quell’anno, era rientrata in due interpellanze di Annagrazia Calabria (Fi). Il 27 maggio 2014 era stata la volta di Fabio Rampelli (FdI), il 1° aprile di Paolo Tancredi (Ncd), seguiti da un altro atto del 4 aprile di Sammarco. Tancredi è tornato alla carica il 25 giugno. Mentre Vincenzo Piso e Filippo Piccone (Ncd) hanno posto la questione in un’interrogazione del 24 settembre. Di sicuro, mentre il Parlamento si appresta a “ballare” sulla manovra, tutti sembrano d’accordo nell’andare all’assalto della Accademia nazionale di danza.

IL CAOS
Che all’interno della struttura le cose non vadano molto bene, tra l’altro, è dimostrato dal fatto che lo scorso 25 settembre la Corte d’appello di Roma ha emesso una sentenza con la quale è stato disposto lo sfratto dell’Accademia dalla centralissima sede romana di Villa Munoz, a due passi dal Circo Massimo. E questa è un’altra storia che la dice lunga sulla situazione. Si dà infatti il caso che l’Accademia riporti a un’associazione, accanto alla quale opera una Fondazione, che si chiama proprio Fondazione Accademia nazionale di danza. Quest’ultimo istituto, che riceve finanziamenti dal Fondo unico spettacolo e ha tra i sostenitori il comune di Roma, la Camera di commercio capitolina e il ministero dei beni culturali, ha proprio l’obiettivo di supportare e promuovere l’attività dell’associazione. Ed è la fondazione medesima a essere proprietaria di villa Munoz, per la quale ha rivendicato dall’Accademia il pagamento di alcuni canoni d’affitto arretrati. Di opinione diversa sono dalle parti dell’associazione, dove si spiega che i canoni sarebbero stati pagati. Ad ogni modo nel bilancio di previsione 2014 dell’Accademia sono previsti pagamenti in tal senso per 95 mila euro. Ma il braccio di ferro dà la dimensione della tensione che si respira all’interno della struttura.

Twitter: @SSansonetti