Il Pd ribolle

di Gaetano Pedullà

Se questi sono gli amici, Renzi non ha certo bisogno dei nemici per rischiare l’osso del collo. Dalla riforma del lavoro all’Italicum, a rendergli la vita impossibile non sono tanto Grillo e i berluscones, quanto gli stessi compagni del Pd e gli alleati del Nuovo centrodestra. È il prezzo da pagare per il peccato originale, cioè aver accettato Palazzo Chigi senza passare dalle urne. Qualunque fosse stato il sistema elettorale, li c’era la possibilità di prendere la maggioranza con cui fare le riforme senza il fiato sul collo di D’Alemiani e Bersaniani, Chiti e Alfani, Napolitani e Berlusconi. Visto che cosa fatta capo ha, non resta dunque che guardare avanti. E avanti oggi non c’è alternativa possibile a Renzi. Con i suoi equilibrismi, le coperture finanziarie di Pinocchio, le furbizie preelettorali, se vogliamo portare a casa subito qualche risultato possiamo solo bere o affogare. E portare a casa subito qualche risultato non è un’opzione negoziabile, ma un dovere assoluto nei confronti di un milione di famiglie rimaste senza alcun reddito da lavoro, è un dovere assoluto verso quel 40% di giovani (molti di più al Sud) che non trova occupazione, è un dovere assoluto verso un Paese che frana. Per questo l’opposizione di Forza Italia a provvedimenti giusti – primo tra tutti la restituzione degli 80 euro a chi percepisce stipendi bassi – risulta incomprensibile e indigesta agli stessi elettori del Cavaliere. Esattamente come le bizze di Sacconi (che di sicuro non sposteranno in Ncd i voti dei sindacati) e l’ultima resistenza della nomenklatura Pd, partito che oggi prenderebbe più voti cambiando nome in Lista Renzi.