Immigrati, pure il piano Ue rischia il naufragio. Non c’è sponda in Africa. Impossibile riuscire a cooperare

Il giorno della verità. Questa Europa che da anni fa orecchie da mercante sul dramma degli immigrati che arrivano dalle sponde opposte del Mediterraneo oggi dovrà scoprire le carte e mostrare se il piano in dieci punti di cui si parla dal giorno dopo l’ultima ennesima strage è qualcosa di serio o il solito pannicello caldo. Sul tavolo del Consiglio europeo straordinario chiesto dall’Italia c’è una bozza che potrebbe cambiare anche negli ultimi minuti. E il punto più delicato potrebbe come al solito sparire. Nel documento è infatti previsto che l’Ue si impegni con “sforzi sistematici per identificare, catturare e distruggere i barconi prima che essi siano usati dai trafficanti”. A difendere questa novità c’è il ministro degli esteri europeo, l’italiana Federica Mogherini. Un motivo in più per non stare tranquilli.

LA BOZZA
Altro passaggio chiave è il rafforzamento delle operazioni di Triton e Poseidon, le operazioni di controllo dei flussi migratori attualmente in corso. Operazioni che nel Mediterraneo stanno serveno a poco e niente. Per questo i Paesi europei potrebbero decidere di raddoppiare le scarse risorse messe a disposizione per il 2015 e 2016, rinforzando anche il numero dei mezzi navali, in modo da aumentare le possibilità di ricerca e soccorso sempre però all’interno del mandato di Frontex. E qui casca l’asino, perchè Fontex deve solo tutelare i confini europei e non consente dunque di fermare i migranti quando sono ancora nelle acque territoriali dei Paesi africani. In compenso dovrebbero essere aumentai gli aiuti a Tunisia, Egitto, Sudan, Mali e Niger in modo che siano questi stessi Stati a presidiare le loro frontiere. Un piano che dunque nasce già monco, in quanto un enorme massa di profughi arriva dalla Libia dove è impossibile contare su un governo locale dopo lo sfaldamento della stessa unità nazionale per la caduta di Gheddafi. Il Paese, inoltre, è ormai per metà in mano all’Isis ed è chiaro che non si possono dare risorse a chi è tra i principali artefici della fuga in massa di popolazioni minacciate dalla guerra. L’Europa dovrebbe dimostrarsi anche più solidale, decidendo una nuova distribuzione del gran numero di immigrati tra i diversi Paesi. I leader europei sembrano perciò disposti per la prima volta a dare mandato per un progetto pilota volontario sulla redistribuzione di chi ha diritto all’asilo.

RISCHIO JIHAD
In un editoriale sul New York Times, il nostro premier ha sostenuto che “non tutti i passeggeri sui barconi dei trafficanti sono famiglie innocenti”, ricordando che almeno il 90% dei migranti passa attraverso la Libia, Paese dove opera anche l’Isis e dunque “il nostro sforzo per combattere il terrorismo in Nord Africa deve evolvere per superare anche questa minaccia”. Anche per questo – ha aggiunto Renzi – “dobbiamo continuare i nostri sforzi politici e diplomatici per la ricostruzione della Libia”. In Parlamento il premier ha poi attaccato lo “sciacallaggio delle opposizioni”, incassando le critiche furibonde di Lega e 5 Stelle. “Caro presidente – ha attaccato il deputato Alessandro Di Battista – anche oggi lei ha sciorinato un maremoto di luoghi comuni”. Più disponibile Forza Italia che col capogruppo Renato Brunetta ha fatto appello all’unità di fronte all’emergenza.