Il picco non c’è ancora. Ma continuano a calare i contagi e i ricoveri. Per la Fase 2 il Governo pensa a 3 macroaree super sorvegliate

C’è il picco, anzi no. Era solo un’illusione. Con queste parole, questa mattina, i vertici dell’Istituto superiore di Sanità hanno gettato l’ennesimo secchio di acqua fredda rispetto alla possibilità che si possa uscire, a breve, dalla fase di emergenza iniziata il 21 febbraio ed entrare in quella di allentamento delle restrizioni. La decrescita di contagi, ricoveri e vittime c’è, è in corso da alcune settimane, ma, ha spiegato il capo del Dipartimento malattie infettive dell’Iss, Giovanni Rezza, quello che abbiamo visto finora è stato “un picco artificioso” generato dal lockdown.

“C’è un trend in decrescita del numero dei casi – ha confermato Rezza -, questo vuol dire che l’epidemia sta per scomparire e raggiungeremo casi zero entro metà maggio? No. Probabilmente il virus continuerà a circolare anche se a più bassa intensità. Noi abbiamo accumulato una massa di persone infette piuttosto ampia. Nessun picco è stato raggiunto, c’è stato un intervento di lockdown completo che ha abbattuto i contagi, questo vuol dire che la popolazione appare ampiamente suscettibile e ciò che è accaduto due mesi fa potrebbe riaccadere se non stiamo attenti”.

I malati sono ancora 106.962, questo il nuovo dato reso noto dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, con un incremento di 355 casi rispetto a ieri (era stato di 1.189), il più basso dal 2 marzo. Scendono ancora – ed è così dal 4 aprile – i ricoveri nelle terapie intensive: 2.812 (-124 rispetto a giovedì), 971 dei quali si trovano in Lombardia (-61). Altri 25.786 pazienti sono ricoverati, con sintomi, nei reparti ordinari (-1.107) e 78.364 si trovano in isolamento domiciliare. Le vittime sono 22.745, con un aumento, sempre rispetto a ieri, di 575 decessi, il 16 aprile era stato di 525. Oltre 42mila le persone guarite, con un incremento, nelle ultime 24 ore, di 2.563 negativizzati.

L’area del Paese dove i numeri continuano ad essere molto contenuti, rispetto alle regioni più colpite (Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte), è il Centro-Sud. “Essere riusciti a impedire la diffusione del contagio nelle regioni del centro sud – ha spiegato il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli – è un dato ormai solidamente corroborato dall’evidenza dei numeri: anche oggi ben 13 tra Regioni e Province autonome hanno un numero di decessi inferiore a due cifre, addirittura due regioni senza casi fatali”.

Numeri, dunque, che parlano di una lenta decrescita – soprattutto dei contagi e dei ricoveri di pazienti più gravi – ma che, almeno per il momento, non consentono di avviare la Fase 2 prima della data già indicata dal Governo, cioè il 4 maggio. Palazzo Chigi, tuttavia, sta pianificando l’uscita dalla fase emergenziale valutando, questo è quanto trapela, riaperture differenziate su 3 macroaree (nord, centro e sud), a seconda della diffusione del contagio, con un monitoraggio dopo 15 giorni per verificare la tenuta del contenimento. Un piano, ispirato al modello cinese, che non esclude anche l’istituzione di nuove “zone rosse”. Una fase, dicono gli esperti, in cui sarà importante rafforzare l’identificazione rapida dei focolai per rallentare ancora di più la diffusione del virus.

“Le azioni devono essere caute, misurare, devono valutare l’impatto – ha detto a proposito della Fase 2 il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro -, dentro questa filosofia bisogna andare a identificare i fattori di rischio. Le regole generali sono il distanziamento sociale, i sistemi di protezione, bisogna evitare i sistemi che facilitino l’aggregazione delle persone. Dobbiamo ripensare la nostra organizzazione e abitudini di vita, dei trasporti, del lavoro, nelle attività quotidiane”. Tracciare e isolare i contatti, anche con l’App scelta da Palazzo Chigi, ha ribadito il numero uno dell’Iss, “è il punto chiave” perché “la sfida è fare in modo di tracciare le persone”. Quando scomparirà il virus? “Ci accompagnerà – ha detto Brusaferro – fino a quando non avremo un vaccino che sarà disponibile per milioni di dosi il tema è come convivere in modo tale che la circolazione non determini dei punti di crisi”.

Nel dettaglio (qui la mappa dei contagi): i casi attualmente positivi sono 33.434 in Lombardia, 13.585 in Emilia-Romagna, 13.998 in Piemonte, 10.618 in Veneto, 6.583 in Toscana, 3.459 in Liguria, 3.157 nelle Marche, 4.214 nel Lazio, 3.027 in Campania, 1.990 nella Provincia autonoma di Trento, 2.656 in Puglia, 1.428 in Friuli Venezia Giulia, 2.139 in Sicilia, 1.942 in Abruzzo, 1.582 nella Provincia autonoma di Bolzano, 494 in Umbria, 872 in Sardegna, 819 in Calabria, 491 in Valle d’Aosta, 266 in Basilicata e 208 in Molise.