Il Pil cresce, ma gli investimenti frenano con lo stop al Superbonus

L'Istat prevede una crescita migliore delle aspettative, ma anche un calo degli investimenti a causa della fine del Superbonus.

Il Pil cresce, ma gli investimenti frenano con lo stop al Superbonus

Da una parte la crescita dell’Italia resiste, dall’altra però scendono gli investimenti a causa dello stop al Superbonus e, inoltre, i consumi arrancano. In due diverse elaborazioni l’Istat fornisce un quadro in chiaroscuro per l’economia italiana. Partiamo dalle prospettive economiche che prevedono una crescita del Pil dell’1% nel 2024, per poi salire ulteriormente all’1,1% nel 2025. Il dato è simile a quello previsto dal Def del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nel quale si parlava di una crescita dell’1% per quest’anno e poi dell’1,2% per il prossimo. Le previsioni dell’Istat sono però migliori di quelle di altri istituti, tra cui la Banca d’Italia che stimava invece una crescita dello 0,6% (che sale allo 0,8% con gli aggiustamenti di calendario). Nel 2024, secondo l’Istat, la crescita del Pil sarà sostenuta dal contributo della domanda interna al netto dello scorte e anche dalla domanda estera netta, entrambe con un +0,7%. Poi nel 2025 a trainare l’economia sarà soprattutto la domanda interna (+0,9%).

L’occupazione e gli investimenti: cosa dicono i dati Istat

Nelle prospettive economiche si sottolinea come l’occupazione cresca in linea con il Pil: +0,9% nel 2024 e +1% nel 2025. Proprio il buon andamento del mercato del lavoro può avere effetti positivi sui consumi privati, anche grazie alla crescita delle retribuzioni (che è prevista del 2,4%, in linea con gli scorsi anni), con una crescita dello 0,4% dei consumi delle famiglie quest’anno e dell’1% per il prossimo. Allo stesso tempo si prevede un aumento della propensione al risparmio.

Gli investimenti fissi lordi sono invece in decelerazione nel biennio, secondo l’Istat. Nel 2024 la crescita sarà dell’1,5% e nel 2025 dell’1,2%: molto al di sotto del +4,7% del 2023. A pesare, spiega l’istituto di statistica, è la fine degli incentivi fiscali all’edilizia, che verrà compensata solo in parte dal Pnrr e dalla riduzione dei tassi d’interesse da parte della Bce. Infine, per quanto riguarda l’inflazione è atteso un graduale ritorno verso tassi vicini ai target dell’Eurotower. Resta, comunque, un’elevata incertezza internazionale causata dalle tensioni geopolitiche.

Consumi in crisi

L’altro dato rilevato dall’Istat è quello delle vendite al dettaglio che registrano una variazione congiunturale negativa sia in valore che in volume: -0,1% e -0,3%. Le stime sul commercio al dettaglio vedono un calo su base tendenziale delle vendite dell’1,9% in valore e del 3,3% in volume. Scendono, in particolare, le vendite dei beni alimentari (-0,7% in valore e -0,9% in volume) e su base tendenziale del 4,9% in valore e del 7,3% in volume. Il calo risente, su base tendenziale, anche della diversa collocazione della Pasqua, che quest’anno è stata a marzo e lo scorso anno ad aprile.

Dati che rappresentano una “doccia fredda per il Paese”, secondo il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona. Che sottolinea come si torni “alla dura realtà” con un Paese “fermo”. Il che si trasforma in un calo dei volumi consumati di ben 587 euro rispetto allo scorso anno per una coppia con due figli.

Parla di “andamento dei consumi deludente” il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, mentre il Codacons sottolinea che nei primi quattro mesi dell’anno le vendite diminuiscono dell’1,2% in volume crescendo in valore dello 0,9%. Insomma, le famiglie spendono di più per acquistare meno.