Il Portogallo è nel caos, il Parlamento vota la sfiducia al premier conservatore Montenegro finito al centro di uno scandalo finanziario

Il Portogallo è nel caos, il Parlamento vota la sfiducia al premier conservatore Montenegro finito al centro di uno scandalo finanziario

Il Portogallo è nel caos, il Parlamento vota la sfiducia al premier conservatore Montenegro finito al centro di uno scandalo finanziario

Per la terza volta in tre anni, il Portogallo precipita nell’incertezza politica. Come già accaduto nel 2023 e nel 2024, il Paese appare destinato a tornare alle urne visto che oggi il Parlamento, salvo colpi di scena, dovrebbe respingere la mozione di fiducia presentata dal premier conservatore, Luis Montenegro, in seguito allo scandalo finanziario che vede coinvolti la moglie e i figli.

L’esito appare scontato dal momento che tanto i socialisti che l’ultradetsra di Chega hanno annunciato il voto contrario: se le intenzioni venissero rispettate la mozione verrebbe respinta con 128 voti su 230, sancendo di fatto la fine dell’esecutivo.

Lo scandalo finanziario che ha travolto il premier del Portogallo

Lo scandalo riguarda la gestione di Spinumviva, un’azienda per la protezione dei dati creata da Montenegro nel 2021 la cui proprietà è stata trasferita l’anno successivo alla moglie e ai figli: è emerso di recente che l’azienda riceve dei pagamenti mensili da un’impresa di gioco d’azzardo che ha beneficiato un appalto governativo.

Secondo i sondaggi un eventuale ricorso alle urne darebbe risultati molto simili a quelli dello scorso anno: la conservatrice Alleanza Democratica è accreditata del 30% delle preferenze, leggermente davanti ai socialisti mentre Chega si confermerebbe terza forza con il 18% dei consensi.

Il precedente di Costa

A rimanere dubbia sarebbe però la posizione dello stesso Montenegro: se è pur vero che attualmente non è accusato di alcun reato – di fatto, tecnicamente non è ancora stata aperta alcuna inchiesta sulla vicenda – il precedente del suo predecessore, il socialista (e attuale presidente del Consiglio europeo) Antonio Costa, rende la sua situazione difficile.

Costa era stato coinvolto in uno scandalo di presunta corruzione per un errore materiale della magistratura, ingannata dall’omonimia con uno degli accusati nel corso di un’intercettazione: nonostante non gli fosse stato contestato alcun reato aveva scelto di dimettersi perché “i doveri di Primo ministro non sono compatibili con i sospetti sull’integrità personale”.