Il primo pregiudicato ricevuto al Colle?

di Vittorio Pezzuto

Il pregiudicato Silvio Berlusconi che sale al Quirinale per partecipare alle consultazioni sulla crisi di governo? Gli scandalizzati si mettano il cuore in pace. Negli annali della Repubblica esistono infatti due precedenti: il primo, recentissimo, è quello di un condannato in via definitiva per omicidio plurimo colposo: Beppe Grillo; il secondo, ormai dimenticato, riguarda invece un condannato (sia pure solo in primo grado) a 10 anni di carcere per spaccio di droga e associazione di stampo mafioso: Enzo Tortora. La mattina del 20 novembre 1985 venne infatti ricevuto da Francesco Cossiga nell’ambito delle consultazioni per la crisi del governo Craxi, seguita all’incidente di Sigonella e determinata dalla momentanea uscita dall’esecutivo del Pri di Giovanni Spadolini. L’allora presidente del Partito radicale si presentò al Colle accompagnato dal segretario Giovanni Negri, dal capogruppo alla Camera Francesco Rutelli e dal deputato Peppino Calderisi. Quel giorno i corazzieri ritti sull’attenti al suo passaggio fecero storcere la bocca a diversi commentatori (la Repubblica scrisse di «incontro imbarazzante») ma vennero subito tacitati da una puntigliosa nota del Quirinale. «Le udienze del presidente della Repubblica – si precisava – non sono incontri privati rimessi a preferenze personali o a valutazioni arbitrarie: sono manifestazioni della funzione di rappresentanza del capo dello Stato e canali di normali relazioni con gli organi costituzionali e con i gruppi parlamentari e politici, e pertanto vengono concesse con l’osservanza dei criteri di correttezza costituzionale e politica, oltre che per motivi di cortesia personale». E ancora: «Tortora è membro in carica del Parlamento europeo eletto democraticamente a suffragio universale» e «la sentenza della Corte d’assise di Napoli, essendo stata impugnata nelle forme previste dal codice di procedura penale, non è passata in giudicato; lo stesso Tortora è presidente di un partito presente in Parlamento e il capo dello Stato non può negargli accesso al Quirinale».
Nell’incontro non si parlò ovviamente del suo caso giudiziario ma più in generale della funzione dei giudici, delle interferenze del Csm in alcuni processi, della legislazione emergenziale introdotta negli anni del terrorismo e ancora in vigore. «Ma alla fine dell’udienza quando ci salutammo sentii nella stretta di mano del presidente come un calore particolare, il segno di una partecipazione umana profonda, non formale, alla mia tragedia» ricorderà Tortora nel suo libro di memorie “Se questa è Italia”. Venti giorni dopo pronuncerà in francese, nell’emiciclo di Strasburgo, il suo celebre intervento di addio al Parlamento europeo. E ancora oggi le sue dimissioni da parlamentare perché condannato costituiscono, queste sì, un evento unico.