Il progetto dei Costruttori ha già una casa. Nasce il gruppo Maie-Italia23. Il premier lavora a un nuovo patto di legislatura con una compagine stabile che condivida un percorso politico

Il progetto dei Costruttori ha già una casa. Nasce il gruppo Maie-Italia23. Il premier lavora a un nuovo patto di legislatura con una compagine stabile che condivida un percorso politico

Il tema dell’eterno ritorno dell’eguale – l’eterna ripetizione di tutte le realtà e gli eventi del mondo – in chiave filosofica non è poi così differente dalla chiave politica: che si chiamino stampelle, responsabili, costruttori (copyright Mattarella nel discorso di fine anno) costruttori europei (copyright Di Maio), alla bisogna chi è disposto a scongiurare uno scioglimento anticipato delle Camere si trova sempre, addirittura nelle fila del partito di Renzi (che la crisi l’ha provocaa): ne è convinto Luigi Di Maio che ospite a Otto e mezzo su La7 afferma di credere che ci siano dei costruttori anche tra i parlamentari di Italia Viva per poi affondare ilo colpo contro Matteo Renzi.

“Di nuovo con Renzi? Io non vedo con quali presupposti, io credo che per quanto riguarda i rapporti futuri di questo Governo con Renzi, sia difficile fare affidamento alla sua parola”. Il diretto interessato invece si sente ancora in partita e gioca la mossa dell’astensione “tattica” al voto sulle comunicazioni di Giuseppe Conte lunedì e martedì alle Camere, sia per non segnare la rottura definitiva con i giallorossi che per provare a tenere serrate le truppe. Che però sanno benissimo che il loro destino è davvero appeso ad un filo e legato al pallottoliere. Quanti voti basteranno al premier nel doppio passaggio in Aula? Un voto in più delle opposizioni oppure deve puntare a 161 voti, la soglia che segna la maggioranza assoluta?

Dipenderà è ovvio, dalla consistenza dell’aiuto che Conte riceverà in aula. Va detto in premessa che dal punto di vista costituzionale al governo basta ottenere la fiducia anche solo con un voto in più: si chiamano, com’è noto, “governi di minoranza”. Ma la questione che si apre, è appunto quella della solidità di un esecutivo “di minoranza”, in una fase difficile come quella contrassegnata dalla pandemia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato chiaro: serve una maggioranza solida. A Palazzo Chigi confidano di arrivare a 161, e di andare oltre. Impresa non impossibile: basterebbero dieci senatori, oltre a quelli che già votano a favore del governo.

Intanto ieri è stata ufficializzata la nascita a palazzo Madama del nuovo gruppo ‘Maie-Italia23’ tenuto a battesimo dal sottosegretario agli Esteri, Ricardo Merlo (nella foto), che ad oggi può contare su quattro componenti: oltre a Merlo, ci sono infatti Raffaele Fantetti, Adriano Cario, Sandra Lonardo in Mastella e gli ex pentastellati, Saverio De Bonis e Maurizio Buccarella, mentre appare difficile convincere a entrare Gregorio De Falco; restano in bilico altri ex M5S come Lello Ciampolillo, Carlo Martelli e Marinella Pacifico. L’idea è quella di “offrire una prospettiva politica per il futuro, per poter costruire un percorso di rinascita e resilienza, nell’interesse dell’Italia, soprattutto in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo”.

L’obiettivo, infatti, raccontano, è creare un ‘contenitore’ ora per un progetto politico di centro a lungo termine, che non si esaurisca con questa legislatura ma ‘vada oltre’. Sempre con Giuseppe Conte come punto di riferimento. Che un giorno, chissà, potrebbe persino trovare sostanza nella ‘lista del Presidente’ alle prossime politiche. Un progetto “a lunga scadenza”, rimarcano, non il pretesto per offrire una semplice ‘stampella’ per la sopravvivenza del Conte bis o la formazione di un Conte ter. Non a caso il diretto interessato sta lavorando al discorso da tenere lunedì alla Camera e martedì al Senato in un’ottica di un nuovo “patto di legislatura”, un nuovo programma, una nuova agenda che rilanci l’azione del governo di qui al 2023.

E’ quello che chiede apertamente il Partito democratico: non una maggioranza con “responsabili” presi qua e là, ma una compagine stabile che condivida un progetto. Parlando ieri all’assemblea dei deputati dem, il segretario Nicola Zingaretti ha posto due paletti. Innanzitutto nessuna alleanza con “la destra sovranista e populista” e poi l’indicazione a Conte di andare alle Camere “in maniera aperta e trasparente” per definire un “allargamento possibile della maggioranza ma in uno schema di contenuti e profilo politico che dovrà essere costruito”. Una linea che Conte, si spiega, condivide, anche perché, avverte Zingaretti, “i nodi del tavolo della verifica sono ancora tutti sul tappeto”.